Fortunato Cerlino, il don Pietro Savastano
di Gomorra, ospite a Leggo -Foto

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di Emiliana Costa
«Non esistono i buoni e i cattivi. Siamo tutti caratterizzati da un costante dualismo, quello che esce fuori dipende dalle nostre scelte». Parola di Fortunato Cerlino, meglio noto come don Pietro Savastano, lo spietato capo clan di Gomorra - la serie in onda su Sky Atlantic. L’attore napoletano - che ieri è stato direttore per un giorno di Leggo - ci ha svelato i retroscena della fiction più vista nella storia della pay tv. Le prime puntate della seconda stagione hanno superato infatti il milione di telespettatori.
 
 


«In questa serie - spiega - compiamo un viaggio nella vita privata dei protagonisti e sarà toccata anche la sfera affettiva, ma non si può parlare di amore, è un concetto troppo alto per individui che ragionano solo in termini di possesso e accaparramento». Sullo schermo don Pietro non riesce a instaurare un rapporto vero neanche con il figlio Genny. «Quella della vita camorristica è sempre una scelta perdente perché ti perdi il bello della vita. Come l’affetto genitoriale».

Il successo di Gomorra dilaga anche in Rete con meme a tema e tormentoni in slang napoletano. «Nella società di oggi - continua l’artista - mancano esempi epici ed etici a cui ispirarsi. È per questa ragione che il pubblico si affeziona alle serie tivù, per ritrovare nella finzione il senso della vita. In un mondo migliore non avremmo bisogno della fiction». E alle critiche piovute su Gomorra per la mancanza di personaggi positivi, l’attore risponde così: «Una società democratica non nasconde i propri mali, ma è in grado di raccontarli. Inoltre, tanti abitanti dei luoghi in cui è ambientata la storia mi hanno inviato testi in cui descrivono la loro realtà. Le persone hanno capito che la narrazione può essere un riscatto».

Cerlino, noto anche come Rinaldo Pazzi nella serie statunitense Hannibal, è impegnato nelle riprese di una nuova fiction Sky: «Si chiamerà Britannia e io sarò un famoso condottiero romano (di cui non posso fare il nome) che si lancia alla conquista dell’isola». Insomma, un’altra grande prova attoriale per l’artista partenopeo. «Ho scelto questo mestiere - conclude - per il potere catartico che lo contraddistingue. Ma negli ultimi anni la nostra categoria sta vivendo una situazione drammatica. Gli operatori dello spettacolo sono oltre 150mila e in tanti vivono sotto la soglia di povertà. Gli attori non hanno diritto neppure alla disoccupazione. Io chiedo a Leggo di portare alla luce la crisi di un settore che, con i grandi registi, ha reso l’Italia famosa nel mondo».

E sul tema della presunta diseducatività di Gomorra, ieri, in coincidenza con la visita in redazione di Cerlino, si è espresso il premier Matteo Renzi. Sulle orme dell’attore, ha detto: «Diseducativa è la camorra. Raccontare la realtà, come ha fatto Saviano, è un fatto per cui tutta la comunità gli dovrebbe essere grata».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Maggio 2016, 15:16
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