'Acrobati', il nuovo album di Daniele Silvestri:
"Dedicato a Dalla, mi ispiro molto a lui"

'Acrobati', il nuovo album di Daniele Silvestri: "Dedicato a Dalla, mi ispiro molto a lui"

di Ferro Cosentini
MILANO - Un disco di acrobazie (virtuose) per un'epoca che in effetti le richiede. Daniele Silvestri torna con un nuovo album di inediti a cinque anni dal precedente e a un paio dall'esperienza discografica e dai live insieme a Niccolò Fabi e Max Gazzè: Acrobati (Sony), nei negozi da venerdì, è un luogo affollato di brani (ben diciotto, tra cui il primo singolo Quali alibi, attualmente in programmazione radio), suoni e parole, per l'appunto in perfetto equilibrio, com'è nello stile del cantautore romano. Il tour al via da Foligno il 27 febbraio inanella già sold out.

Silvestri, lei continua a divertirsi un sacco con le parole: sono queste le sue acrobazie?
«Sì ammetto che mi piace trovarle, usarle, calarle nella musica. Questo è un disco di funambolismi. Poi c'è anche da dire che viviamo un tempo che ci costringe a essere funambolici, a cercare un equilibrio sociale e individuale».

Diciotto brani sono tanti, è in un periodo di particolare ispirazione?
«La verità? Ne avevo quaranta, e ho fatto una scelta. Praticamente ho già un nuovo disco pronto. Due anni fa ne avevo già realizzati un'altra dozzina, poi li ho accantonati per l'avventura insieme a Niccolò e Max. Questo disco nasce in studio da un sacco di embrioni che avevo raccolto sul mio cellulare».

“Acrobati” è dedicato a Lucio Dalla: come mai questa dedica a due anni di distanza?
«Lavorando al disco con gli altri musicisti il nome di Lucio è spuntato cento volte. É stato un lavoro ispirato alla libertà, di linguaggio e stilistica, e il Dalla dei primi dieci anni ha prodotto uno dei momenti più liberi della musica italiana. E per un caso proprio il 4 marzo, giorno del suo compleanno, presenterò il disco alla Feltrinelli della sua Bologna».

Quali sono gli alibi cui allude il suo primo singolo tratto dall’album?
«Sono quelli dell'Italia degli ultimi trent'anni e dell'Europa degli ultimi dieci. L'emergenza è l'alibi supremo, oggi: si parla alla pancia delle persone e con l'emergenza si tenta di far passare decisioni in modo rapido».
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Febbraio 2016, 08:54
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