'La disuguaglianza fa bene', l'autore Nicola Porro: “Spiego il liberismo ai più giovani”

'La disuguaglianza fa bene', l'autore Nicola Porro: “Spiego il liberismo ai più giovani”

di Mario Fabbroni
«Vorrei che questo libro lo leggessero soprattutto i ragazzi tra i 16 ed i 20 anni. Ovvero i protagonisti della generazione destinata a dominare la scena entro pochissimi anni. Perché in Italia c'è anche una cultura liberale di destra, semplice da insegnare e da comprendere, ma a patto che non resista solo l'attuale pensiero unico...». 

Il giornalista Nicola Porro è infatti autore de La disuguaglianza fa bene, testo che affronta senza timori reverenziali il tema del pensiero liberista, tentando di demolire la visione tutta italiana di una destra «che resta sempre confinata nel proprio angolo. Come se un intellettuale che non sta dalla parte dominante, quella della sinistra, avesse un pensiero infetto». 

Forse servirebbe studiare davvero il pensiero di destra.
«Questo è il punto. Nelle nostre scuole non si evidenzia abbastanza il pensiero liberale. E non si mettono in luce certi autori liberisti. Un esempio? Alessandro Manzoni. Nei Promessi Sposi c'è una parte dove si dice che non si decidono dall'alto i prezzi di generi di prima necessità, come il pane. Quindi viene criticato l'intervento dello Stato nel mercato. Più liberale di così...».

Il momento è propizio per una ribellione liberista? 
«Non aiuta di certo la debolezza della parte politica di ispirazione liberista. La politica infatti è importante per diffondere il sentire di una collettività».

Anche perchè oggi, accanto alla sinistra che sta al governo, sembra emergere soprattutto il populismo...
«Ma si tratta del populismo alla Movimento Cinque Stelle non riflette un pensiero unico, anzi. Non lo smonti. E ha un solo obiettivo, la distruzione del sistema».

Cosa ha sbagliato la destra italiana per non esser diventata anche pensiero culturale?
«La borghesia produttiva ad un certo punto ha pensato solo a fare soldi, lasciando che la cultura venisse occupata solo dal pensiero egemone gramsciano». 

A quale capitolo del libro, che si può leggere anche per punti tematici, è più affezionato?
«A quello che si intitola Io a Capalbio non ci vado. Che significa essere contro l'egemonia. E che la disuguaglianza fa bene, davvero».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Ottobre 2016, 08:36