Stephen King, maestro dell'incubo: grazie per tutto l'horror che ci hai dato e ci darai

Stephen King, maestro dell'incubo: grazie per tutto l'horror che ci hai dato e ci darai

di Roberto Recchioni
"Non puoi stare attento quando vai sullo skateboard”. La frase è di Stephen King ed è una verità assoluta che gli adulti, invecchiando, dimenticano ma che i più giovani, invece, conoscono intimamente. Perché quando hai dodici anni vivi in una dimensione che sta a mezza via tra la totale incoscienza dell’infanzia e la gravida consapevolezza dell’età matura. Sei invincibile eppure mortale. Sei pieno di speranza ma la paura ha iniziato a farsi largo nella tua vita. È un’età magnifica e terribile, piena di mostri e meraviglie e che pochi hanno raccontato meglio del Re del Terrore. Perché King non si limita a parlare dei ragazzi, ma parla ai ragazzi, e usa il loro linguaggio dandogli tutto il rispetto che darebbe ad un adulto.

Quando a dodici anni l'ho incontrato nel mio cammino di lettore (che poi sarebbe diventato scrittore, ma questa è un'altra storia) è stato uno dei momenti più fortunati della mia vita. 
Perché, con lui ho trovato un numero straordinariamente alto di storie bellissime che mi hanno insegnato che c'è una luce in fondo al tunnel ma spesso quella luce è solo un treno, lanciato a tutta velocità contro di noi, e bisogna scansarsi in fretta se non si vuole finire a marcire accanto al corpo del povero Ray Brower. 
Grazie, Zio Stephen, per i Barrens, per Beverly March, per i Perdenti, per Pennywise, per Annie Wilkies, per Jack Torrance, per la vecchia Mamma Abigail, per Roland il Pistolero, per Randall Flagg e per tutto l'orrore che ci hai dato e che spero, continuerai a darci, per almeno altri settant'anni.

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Settembre 2017, 15:49
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