Richard Dreyfuss: “Non ho mai voluto incontrare Madoff. Trump? Solo un bullo”

Richard Dreyfuss: “Non ho mai voluto incontrare Madoff. Trump? Solo un bullo”

di Alvaro Moretti
Quando Richard Dreyfuss parla di Bernie Madoff - il più grande truffatore della storia del mondo coi suoi 50 miliardi di dollari di finanza bruciati, le sue banche d’affari affondate, i suoi clienti ridotti sul lastrico e i suoi 150 anni di galera da scontare - ha in corpo una rabbia sorda, che trova voce.

Non è quello dell’Oscar del 1978, nè il biologo marino dello Squalo, né lo stupefatto umano interfaccia per entità aliene di Incontri Ravvicinati. Il mostro vero è l’uomo. La sua ripartenza, dopo anni bui, è nella capacità di non simpatizzare per il simpatico diavolo della finanza. Odiare senza cancellare il personaggio. Ha interpretato il nemico Madoff in una serie tv dell’Abc che il 28 gennaio prossimo sarà su Sky, ma non l’ha voluto conoscere. «Un mostro, affascinante e pericoloso».

«Il pericolo è che il fenomeno Madoff non era a lui limitato - prosegue l’attore - la commissione d’inchiesta federale parlò altre decina di casi simili. E per questo con lui in galera, io non mi sento affatto più sicuro. Anzi». Ha sparato a zero contro la Abc per i tagli imposti: una sceneggiatura coi nomi delle banche ancora in vita che appoggiarono la scalata di Madoff fino a divenire il presidente del Nasdaq, sì proprio l’indice di Borsa di Wall Street. «Lui diceva alla gente: io so come farti fare i soldi, ma solo lui li faceva. E’ un microcosmo del mondo finanziario, Madoff».

Ma Madoff si rendeva conto di quello che faceva, Dreyfuss?
«A lui non interessava degli altri, non aveva nessuna empatica. Personalità sociopatico, non gli interessava di nessuno. La cosa che noi abbiamo imparato è che nessuna istituzione era innocente».

Non ci sono scudi?
«L’unico scudo è l’educazione, ma il problema è proprio questa è venuta meno. Negli Usa, ma anche in Europa. Hanno mentito tutti, solo Madoff è finito dentro. Non c’è protezione - prosegue con fervore - perché nessuno ormai sa che cosa è una repubblica, una democrazia, il potere sovrano dei cittadini. I cittadini degli Stati Uniti, ma in Europa è lo stesso temo, è come se viaggiassero in autostrada e guardassero un incidente nella corsia opposta. E non si rendessero conto che quell’incidente sono gli Stati Uniti. E a nessuno importa».

Ora c’è Trump: una risposta o una parte del problema.
«Tutte e due le cose: nel partito repubblicano e democratico hanno tradito i loro elettori per 40 anni. Trump ha capito questo, ha capito la rabbia della gente e ha sfruttato il momento: ma non è lui la soluzione, affatto. E’ un bullo da bar che sa solo urlare più forte degli altri, uno che ha appeal su chi odia le donne, il tipo che non vorresti mai al ristorante insieme a te. Non sarà lui a fare la rivoluzione che serve davvero alla gente ingannata».

Tra breve in America vedranno The Young Pope. Le piacerebbe essere in un The Young Pope 2?
«Vorrei essere il primo cardinale ebreo... Ma attenzione quando si parla di Papi rivoluzionari. Ora si dà molta enfasi al Papa che ha ripulire solo la politica del Vaticano. Sarebbe rivuluzionario se smettesse di scusare tutti quelli assolvono facilmente i peccati. Rivoluzione sarebbe se si applicasse questa regola: tutti quelli che si candidano per qualsiasi carica, non possono essere eletti. Il potere corrompe».

Grande Tv e cinema: siamo al sorpasso?
«Esisteranno sempre grandi storie raccontate al cinema, ma la grande tv ha avuto un grande impulso creativo internazionale e - vediamo anche qui al Rff - si crea un tessuto connettivo molto interessante con le serie tv».

Dreyfuss, lei parla da attore “politico”.
«Ho vinto l’Oscar giovanissimo, preferito a Travolta, Mastroianni e Burton. Fatto film impotanti e smesso di crescere troppo presto: pensavo di essere finito 10-12 anni fa: ho ricominciato da zero, ho studiato a Oxford 4 anni. E capito che l’impegno civile di un attore può servire. Con Madoff metto in pratica la teoria».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Dicembre 2016, 08:44
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