'Pirati dei Caraibi', Geoffrey Rush: "Il mio Barbossa, potente e pigro"

'Pirati dei Caraibi', Geoffrey Rush: "Il mio Barbossa, potente e pigro"

di Alessandra De Tommasi
Un autentico gentiluomo: il Premio Oscar Geoffrey Rush non ama le entrate ad effetto e quando fa capolino nell'hotel di Disneyland Paris si scusa persino di un inesistente ritardo. Il suo capitan Barbossa non lo avrebbe mai fatto, anzi ne I pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar, in sala da oggi, torna più agguerrito e capriccioso che mai per dare filo da torcere a Johnny Depp/Jack Sparrow. Intanto un nuovo super cattivo emerge dall'oceano, Armando Salazar, e tra il cameo di sir Paul McCartney, new entry ambiziose e battaglie spettacolari potrebbe davvero essere la fine dell'avventurosa saga.

Chi è Barbossa oggi?
«Con una flotta di 20 navi, mi sembra quasi a metà tra un dirigente d'azienda e uno scommettitore di Las Vegas, che usa un'orchestra in cabina come suo iPod personale. Sono passati 10 anni, la storia si fa più profonda e vengono a galla molti segreti del passato». 

Salazar è persino più spietato di lui
«A Barbossa tutto questo potere non ha fatto bene, ha primeggiato ma è anche diventato pigro con tutti questi soldi e questo potere. Con Salazar cambia tutto Questi due insieme sono archetipi, una coppia di cattivoni che spaventeranno di sicuro i bambini con il loro aspetto inquietante».

Come se lo immagina in un eventuale sequel?
«Finora lo abbiamo conosciuto come uno psicopatico, che è tornato con l'aiuto di un po' di magia. Semmai ci fosse un G20 in versione piratesca, io vedrei Barbossa come coordinatore dotato di un'autorità quasi regale, con tanto di parrucca e make-up adatto».

Tornerebbe volentieri?
«Certo, ma non so quanto sia probabile perché la saga ha davvero esplorato tutta la mitologia e il folclore piratesco, sirene incluse. Magari Barbossa potrebbe tornare come un fantasma, un saggio che dispensa consigli, stropicciato dalle mille battaglie e sempre più terrificante».

Intanto le nuove generazioni di pirati avanzano?
«Sono come una boccata d'aria fresca, permettono di parlare del rapporto padre-figlio, come nel caso del personaggio di Orlando Bloom».

Da piccolo le piaceva questo genere di avventure?
«Ricordo ancora lo stupore davanti a I Dieci comandamenti e alla scena dell'apertura del Mar Rosso: in quel momento ho scoperto la poesia del cinema».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Maggio 2017, 09:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA