'Parliamo delle mie donne', Lelouch: "Un film da padre per conoscere meglio i figli"

'Parliamo delle mie donne', Lelouch: "Un film da padre per conoscere meglio i figli"

di Michela Greco
Bastardo, ti amiamo. È l'eloquente titolo del libro che una delle figlie di Jacques ha dedicato al seducente e inquieto padre, star della fotografia ormai avanti con l'età. In Parliamo delle mie donne (al cinema da dopodomani), il regista francese premio Oscar Claude Lelouch riflette sulla sua stessa esistenza attraverso il personaggio di Johnny Hallyday, che dopo una carriera spettacolare si ritira in montagna e cerca di riavvicinarsi alle quattro figlie (che si chiamano Primavera, Estate, Autunno, Inverno) avute da quattro donne diverse.

Questo film ha molti elementi autobiografici. Qual è stato il punto di partenza?
«Avevo voglia di parlare ai miei 7 figli, di dir loro che i rapporti tra genitori e figli sono difficili, e che i figli sono delle meravigliose scocciature. Ti guardano come fossi un dio fino ai 4-5 anni di età, poi vanno a scuola e diventi un nemico, ti rimproverano tutto».

Grazie al film l'hanno capita di più?
«Sono io che ho capito delle cose. Ad esempio che hanno ragione ad essere arrabbiati perché ho dedicato molto più tempo al cinema che a loro. Ho capito anche che i genitori sono sempre colpevoli e che i figli hanno più bisogno della mamma da piccoli e del papà da grandi... da cui l'importanza di avere un padre e una madre».

Un altro protagonista del suo film è il tempo...
«Il tempo ama la verità, non porta solo inconvenienti. È l'unico critico che conta, perché sa dirti se un film è solo un oggetto di consumo o un capolavoro, e risponde a tante domande. Mi ci sono voluti quasi 80 anni, ma ora inizio finalmente ad avere le risposte. Ero un giovane bugiardo, sono diventato un anziano amante della verità».

Perché ha scelto Johnny Hallyday come protagonista?
«Anche lui ha avuto molti figli e molte donne e ha dedicato più tempo alla musica che alla famiglia. Era il personaggio giusto per raccontare il rapporto complicato tra le due generazioni. Questo, però, è anche un film sull'amicizia, che può essere eterna, al contrario dell'amore».

Cosa rappresenta l'aquila che compare in tutte le scene chiave?
«È lo sguardo di Dio: tutti gli animali sono spie di Dio, sono il suo Kgb. Ci guardano da vicino con diffidenza e tenerezza, possono farlo perché li lasciamo entrare ovunque».

In Francia ci sono appena state delle elezioni che hanno portato un grande cambiamento. Cosa ne pensa?
«Sono contento e voglio che funzioni. Tutti i partiti politici nel mondo ormai sono fuori moda, Macron in un certo senso ha inventato il partito della tolleranza. Nutro molte speranze in lui».
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Giugno 2017, 08:58
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