'Omicidio all'italiana', con Maccio Capatonda c'è la Ferilli: "Si ride della morbosità del paese"

'Omicidio all'italiana', con Maccio Capatonda c'è la Ferilli: "Si ride della morbosità del paese"

di Michela Greco
Nel mondo di Maccio Capatonda, e del suo nuovo film Omicidio all’italiana – al cinema dal 2 marzo – il sindaco si chiama Piero Peluria (lo stesso Maccio) ed è uno dei rari esemplari di giovane in un paesino dell’entroterra abruzzese di una quindicina di anime. Non c’è internet, non ci sono attrazioni, il patrono è San Ceppato (geniale deus ex machina che salva le situazioni “inceppandole”) e il miraggio è la “grande città” di Campobasso.

L’unica via che questo primo cittadino in stile Cinico tv intravede per salvare la sua amata Acitrullo, e magari renderla anche famosa, è farla diventare una tappa del “turismo dell’orrore” grazie a un efferato omicidio. «Ho pensato soprattutto all’Isola del Giglio – ha spiegato ieri l’attore-regista – e a Cogne, dove so che i giornalisti spiavano con le telecamere nelle case attraverso le finestre. Volevo rappresentare la morbosità di noi spettatori, che ci appassioniamo a storie di delitti come se si trattasse di partite di calcio o di fiction».

Lo scarto con la realtà, allora, è minimo quando il terremoto è il segnale dello sbarco in paese del circo mediatico, o quando viene inaugurata una statua che ritrae la morta ammazzata. O ancora quando si mostra una vorace troupe di “Chi l’acciso” che si avventa sul luogo con la sua vedette Donatella Spruzzone, un’efficace Sabrina Ferilli affamata di dolore, sangue e share. «Nello scrivere il personaggio, una sintesi tra Roberta Bruzzone e Barbara D’Urso, ho pensato subito a Sabrina – ha detto Maccio Capatonda, nome d’arte di Marcello Macchia – Mi conosceva poco ma ha apprezzato la sceneggiatura». Accanto a lei ci sono poi Herbert Ballerina, Ivo Avido, Fabrizio Biggio, Gigio Morra, Roberta Mattei e Antonia Truppo. Tutti variamente vittime di una contemporaneità in cui si crede più alla tv o allo smartphone che alla realtà: «Quando nel film diciamo “la realtà non è aggiornata” – conclude Maccio – intendiamo che la tecnologia è talmente veloce che la realtà rimane indietro, e noi rimaniamo spiazzati da tante informazioni che ci sommergono. Sono spesso inutili, ma tendiamo a crederci più che a ciò che vediamo con i nostri occhi». riproduzione

SABRINA FERILLI: "PARODIA DI CERTA TV" Chioma voluminosa e sguardo seducente e (fintamente) contrito, Sabrina Ferilli si è trasformata per Maccio Capatonda in Donatella Spruzzone, giornalista tv capace di chiedere al parente di una vittima “Cosa si prova a provare quello che sta provando?”. Sabrina, cosa l’ha convinta ad accettare il ruolo? «L’intelligenza del copione. Omicidio all’italiana è un racconto sofisticato, non farcito di luoghi comuni, che esamina con attenzione la tendenza a trasformare tutto in intrattenimento». Lei vede programmi come “Chi l’ha visto?” o la cosiddetta tv del dolore? «Amo la tv e la vedo tutta, anche Chi l’ha visto?, che però è diverso dalla trasmissione del film, in cui si soffia sul fuoco della morte usandone le vittime. Gli Usa ci hanno abituato all’intrattenimento sulla morte, un evento trattato alla pari di un pranzo, di un fatto glamour. Si modificano anche le abitudini dei parenti delle vittime: sembra quasi che se non vanno in tv a parlare del loro dolore non stiano davvero soffrendo. Io invece credo che il dolore abbia bisogno di giudizio, di solitudine». Come si è rapportata ai personaggi reali che hanno ispirato la sua Spruzzone? «Il mio personaggio non fa il verso a nessuno, solo a una modalità di intrattenimento». Cosa le ha impedito di essere presente alla conferenza stampa? «Sto lavorando al doppiaggio di un film americano, ma non posso dire quale». 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2017, 08:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA