Nicole Kidman regina di Cannes: "La mia riscossa? Mi sento ancora una 21enne"
di Michela Greco
Domenica sulla Croisette rappresentava How to Talk to Girls at Parties di John Cameron Mitchell, che arriverà nelle sale italiane in autunno: per l’adattamento del racconto di Neil Gaiman, Kidman si è trasformata in un’aliena rock-punk e ha recitato al fianco di Elle Fanning. Ieri invece era tra i protagonisti dell’atteso film in concorso The Killing of a Sacred Deer del regista greco Yorgos Lanthimos, mentre domani e dopodomani gli spettatori della Croisette la vedranno cambiare ancora pelle, prima come protagonista della serie Top of the Lake, firmata da Jane Campion, e poi di The Beguiled, per la regia di Sofia Coppola. «È vero, sono molti film, ma è solo un caso che siano qui tutti insieme – ha detto – Probabilmente è il risultato del mio sforzo di restare aperta alle possibilità, di essere pronta ad accogliere nuove sfide. Mi piace cercare di superare i miei limiti. Ho i miei principi e li rispetto, ho chiaro in mente ciò che voglio fare come attrice, ma quando decido di girare un film sono pronta ad accettarne i rischi. Ho cambiato il mio modo di relazionarmi al lavoro, ho meno ansia di controllo e più voglia di lasciarmi andare».
Sicuramente lo ha fatto nel caso di The Killing of a Sacred Deer, un’opera disturbante in cui incarna una donna borghese, stimata oftalmologa sposata al chirurgo Steven (Colin Farrell) con cui condivide due figli. La loro casa è lo spazio asettico in cui confrontano i loro acquisti, comunicano freddamente e mettono in atto incontri sessuali dai risvolti macabri: un equilibrio dal sottofondo inquietante in cui irrompe un ragazzino che ha perso il padre sotto i ferri chirurgici di Steven. Accolto in questo strano focolare domestico in nome dei sensi di colpa, il ragazzo si rivelerà una minaccia potentissima.
«La sceneggiatura mi ha ipnotizzata e Yorgos ha un modo particolare di creare le scene e guidarti sul set - ha raccontato l’attrice - Mi sono messa al servizio di questa storia che esplora la condizione umana quando ha a che fare con la colpa e il sacrificio». I suoi figli, però, non la vedranno: «In generale non vedono i film che faccio. Ci tengo a tenere separate vita familiare e professionale».
Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Giugno 2019, 15:31
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