'Nemico dell'Islam?', il documentario italiano
sul regista tunisino minacciato dai fondamentalisti

'Nemico dell'Islam?', il documentario italiano sul regista tunisino minacciato dai fondamentalisti

di Michela Greco
Incarcerato in Tunisia per cinque anni per reati di opinione, minacciato di essere Nemico dell'Islam dalla canzone di un rapper tre mesi dopo la rivoluzione e poi aggredito pochi giorni dopo, il grande regista tunisino Nouri Bouzid è protagonista del documentario di Stefano Grossi, in programma il 1° maggio alla Casa del Cinema.

«Nessuno sa spiegarci cosa succede ora in Tunisia, c'è un insieme di elementi difficile da decifrare, troppi avvenimenti si succedono in modo repentino e sui giornali europei molte cose importanti non vengono raccontate». Lo dice Nouri Bouzid, uno dei registi tunisini più significativi e conosciuti, autore di un cinema libero che testimonia senza ipocrisie e schematismi la realtà di un paese, ne racconta lo slancio verso la modernità ma anche l'omofobia, la repressione, le tentazioni integraliste.

Protagonista, qualche giorno fa, alla Casa del Cinema di Roma della presentazione del documentario su di lui Nemico dell'Islam? di Stefano Grossi, il cineasta è oggetto da tempo di intimidazioni e minacce. Il titolo del film, infatti, si riferisce al verso della canzone del rapper Psycho M, che tre mesi dopo la rivoluzione tunisina intonò «Scaricherò il mio kalashnikov sul regista di Making Off! Io proclamo Nouri Bouzid nemico dell'Islam!». Pochi giorni dopo il regista fu aggredito con una sbarra di metallo e ancora oggi il pericolo non è superato, almeno a giudicare dalla volante di polizia che stazionava sotto la sala della proiezione.

«Nouri vive tranquillo e non vuole essere limitato nella sua quotidianità - ha spiegato Grossi - il ministero dell'Interno tunisino gli ha proposto la scorta ma lui l'ha rifiutata dicendo che prima dovrebbero scusarsi per averlo incarcerato, torturato e accusato di reato di opinione».In Nemico dell'Islam?, che sarà proiettato di nuovo alla Casa del Cinema l'1 maggio alle 18 e poi sarà visibile sulla piattaforma Own Air, scorrono brani dei film di Bouzid, da L'uomo di cenere a Millefeuille, e la voce forte e chiara di un artista che non ha avuto, e non ha, paura di denunciare le contraddizioni del suo paese, pagandone le conseguenze.

«Ora alcuni parlano a nome della rivoluzione, hanno preso il potere e alzato la voce, ma sotto il regime di Ben Alì avevano sempre taciuto. Io, dai 10 anni passati dall'inizio delle riprese di questo documentario, ho continuato a raccontare le cose». Il documentario di Grossi ha infatti avuto una gestazione lunghissima: «Sul film è passata la storia - ha detto il regista - la nascita di Al Qaeda, la seconda guerra del Golfo, le primavere arabe, l'Isis, la guerra civile in Iraq e Siria, ma il fatto che sia ancora in grado di offrire strumenti di elaborazione della realtà dimostra che Nouri avesse previsto molte cose con grande anticipo».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Aprile 2016, 08:33
© RIPRODUZIONE RISERVATA