'Era d'estate', l'esilio di Falcone e Borsellino all'Asinara
diventa un film con Popolizio e Beppe Fiorello

'Era d'estate', l'esilio di Falcone e Borsellino all'Asinara diventa un film con Popolizio e Beppe Fiorello

di Michela Greco
Prima di quei tragici mesi del 1992 in cui la mafia ci strappò due simboli della giustizia, l'avventura umana e professionale di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino conobbe una tappa importante, ma poco conosciuta. Era d'estate, come ricorda il titolo del film di Fiorella Infascelli che sarà nelle sale il 23 e 24 maggio con un'uscita evento, e i due magistrati - correva l'anno 1985 - sbarcarono sull'isola dell'Asinara, trasferiti all'improvviso per essere protetti da un possibile attentato.

Per i due, impegnati nell'istruttoria del maxi-processo, furono settimane di sospensione e frustrazione, con l'ombra della morte che aleggiava sulle loro teste. A interpretare Falcone, nel film, è Massimo Popolizio, mentre Giuseppe Fiorello veste i panni di Paolo Borsellino.

Fiorello, ricorda il momento in cui seppe dell'attentato?«Non ricordo cosa stessi facendo, ma so che ero smarrito perché avevo perso mio papà nel 1990. Quando nel 1992 vennero uccisi Falcone e Borsellino si aggiunse un ulteriore senso di smarrimento ed ebbi la stessa sensazione di Caponnetto quando disse è finita. Ora che sono cresciuto, che sono padre e che ho fatto questo film, capisco che non era smarrimento ma paura».

Paragonerebbe quella paura a quella di oggi verso il terrorismo?«C'è una frase che Borsellino dice alla figlia quando ha un crollo a causa dell'isolamento: Con questa paura dobbiamo conviverci. In questi giorni di terrore facciamo lo stesso, dobbiamo insegnare ai nostri figli a vivere in libertà, rispettando gli altri, ma convivendo con la paura».

Cosa ha significato per lei la loro vicenda?«Con il loro sacrifico hanno aperto una strada. Apparentemente era una fine, in realtà fu l'inizio di una nuova epoca di consapevolezza, di rifiuto dei compromessi».

Per studiare Borsellino ha parlato con i suoi familiari?«Il materiale più importante che ho avuto a disposizione è stata la regista. Ho parlato con il figlio Manfredi solo l'ultimo giorno, prima dell'ultimo ciak: volevo lasciare un po' di spazio all'immaginazione».

Prossimamente la vedremo in tv?«Sì, in una serie in due puntate per Rai Uno su una vicenda avvenuta nel canale di Sicilia nel 1996. Ci torno dopo anni per una storia epica su un'importante verità nascosta».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 6 Maggio 2016, 08:41
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