Claudia Cardinale: "Il mio segreto? Amo lavorare con i giovani"
di Rita Vecchio
Ottant'anni, quanti no, quanti sì e quanti forse?
«Tanti no... sopratutto alle avances. Da Marlon Brando a Alain Delon. Forse? Non ne ricordo più, ma che fa... i forse non lasciano mai il segno. Sì? Pochi, ma definitivi. Quello a Pasquale (Squitieri, ndr), per esempio.».
E' stato l'uomo della sua vita.
«Pasquale è stato uno choc. Un corto circuito nella mia vita di star. Mi ha riportato alla semplicità dalla quale venivo. Mi ha riportato a casa, diciamo così. Pasquale parlava tanto e raramente invano. La nostra storia mi ha dato la forza per diventare una donna libera e indipendente che sceglieva e si gestiva da sola».
E Mastroianni, Sordi...
«Tanti ricordi. Marcello era un gran seduttore. Un uomo semplice e diretto. Alberto era irresistibile. Ricordo di quando eravamo in Australia: lui vestito con le bretelle e io poco elegante, come in un set. Entriamo in una gioielleria e per poco non ci portava via la polizia. Le commesse ci avevano scambiati per una coppia di ladri».
Ma è vero che non si è mai sentita bella? L'umiltà l'ha aiutata?
«Sicuramente. Non ho mai avuto conflitti o rapporti di rivalità con le altre attrici. Neanche con Brigitte Bardot. Sul set di Les Pétroleuses, la stampa ci voleva contro: BB contro CC. Ma noi ci siamo subito amate. Come con lei, con molte altre. Forse questo lo sente anche il pubblico, perché ricevo l'affetto di molte donne».
E di registi?
«Sono in tanti. Ognuno mi ha fatto crescere. Da Zurlini a Visconti a Herzog. E, ovviamente, Pasquale, con il quale lavorare è sempre stato molto challenging. Oggi forse mi manca la follia di Fellini. Ma non guardo indietro. Il mio segreto oggi? Amo lavorare con giovani o nuovi registi. Nelle sala prossimamente ci sono vari film in cui ci sono: Nobili bugie di Antonio Pisu che esce a maggio, Rudy Valentino di Nico Cirasola, Una gita a Roma di Karin Proia».
A proposito di Roma: alla sindaca Raggi vorrebbe dire qualcosa?
«Da dove si può cominciare... forse dalle strade. Certo che servono infrastrutture e una città vivibile. Per tutti. Ma, rimanendo nel mio ambito, anche per far sì che le produzioni anche estere vengano più frequentemente a girare a Roma».
Colpa anche della crisi del cinema?
«Ai tempi della mia carriera, l'Italia aveva rapporto di co-produzioni europee molto più forti. Bisognerebbe entrare nel circuito delle co-produzioni come in passato».
Un film che la riassuma?
«Impossibile. Se faccio l'attrice è sicuramente proprio perché avevo bisogno di esprimere i miei vari volti (che poi abbiamo tutti). C'è qualcosa di me in ogni personaggio. Certo, Angelica (Il Gattopardo, ndr) con la sua naturale spontaneità presa nel gioco della società mondana dice qualcosa sul mio destino».
Sono ottanta. Ha tirato le somme?
«Le somme si fanno strada facendo! Ogni viaggio, come ogni film, è un'avventura».
Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Aprile 2018, 18:42
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