'Ave, Cesare!', Clooney: "Mi piace
fare l'idiota per i fratelli Coen"

'Ave, Cesare!', Clooney: "Mi piace fare l'idiota per i fratelli Coen"

di Michela Greco
BERLINO - «Il maccartismo degli anni 50 e la candidatura alla presidenza di Donald Trump sono strani fenomeni, entrambi spaventosi. Se poi Trump venisse eletto si finirebbe nel surreale». Parola di Joel Coen, trascinato dalla domanda di una giornalista in uno spericolato paragone tra il nuovo film che ha firmato col fratello Ethan e la corsa alla poltrona di presidente degli Stati Uniti. 

Si oscillava tra ironia e impegno, ieri, alla conferenza stampa di Ave, Cesare!, che ha aperto la Berlinale fuori concorso e sarà nelle nostre sale dal 10 marzo con i divertenti retroscena della Hollywood del dopoguerra, un mondo posticcio in cui impazzavano peplum e musical faraonici, tra i capricci delle star e i veleni dell'ambiente. In quello scenario di colori sgargianti e divismo caricaturale, Josh Brolin è Eddie Mannix, colui che risolve ogni genere di problemi degli Studios per portare a buon fine i film, mentre Scarlett Johansson è una diva viziata, Ralph Fiennes un regista raffinato e George Clooney la star vanesia di un kolossal che viene rapita da una sètta di sceneggiatori comunisti. 

Alla sua quarta collaborazione con i Coen, l'attore spara battute a raffica e gioca con i cronisti. «Sta flirtando con me? Guardi che sono un uomo sposato», dice ridendo a una giornalista, poi spiega: «I Coen mi propongono sempre personaggi idioti dicendo che li hanno scritti pensando a me! Mi piace essere preso in giro da loro». Poi però l'attore si fa serio quando viene incalzato su temi politici e sull'idea che chi è famoso dovrebbe mettere la sua notorietà al servizio di cause impegnate: «Mi chiedo cosa faccia lei, concretamente - replica stizzito - Io ho speso molte energie per la causa del Darfur e da tempo ho in mente di parlarne in un film, ma aspetto la sceneggiatura giusta per farlo bene».

Clooney ha poi annunciato di voler incontrare, oggi, Angela Merkel per parlare di politiche sui migranti, mentre i due fratelli registi hanno ricordato di aver premiato a Cannes Dheepan, «che parla proprio di questo e ha contribuito a creare il dibattito. È assurdo, però, che si punti il dito contro gli artisti pretendendo che si occupino solo di questi temi».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Febbraio 2016, 09:06
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