'A casa nostra', il film sulla Le Pen e il Fn: "Il populismo italiano peggio di quello francese"

'A casa nostra', il film sulla Le Pen e il Fn: "Il populismo italiano peggio di quello francese"

di Michela Greco
Un angolo di Francia remoto, una provincia alla periferia dell'impero in cui il cittadino si sente abbandonato dalle istituzioni: è questo il terreno di coltura tanto specifico quanto universale in cui il regista Lucas Belvaux ha scelto di piantare la sua storia molto contemporanea e fortemente politica. Il suo film, in sala dal 27 aprile, si intitola A casa nostra (alludendo agli slogan della destra nazionalista) e mostra il dietro le quinte di una campagna elettorale del partito di estrema destra francese guidato, sullo schermo, da una donna che somiglia moltissimo nelle fattezze e nei modi a Marine Le Pen (Catherine Jacob).

Ma al centro della vicenda c'è in realtà Pauline (Émilie Dequenne), un'infermiera dolce e determinata, talmente popolare nel suo paesino da essere scelta dal medico di zona (un ambiguo André Dussollier) come candidata sindaca per il partito. Pauline accetta, per poi scoprire di essere una marionetta al servizio di una formazione intollerante e violenta, di cui non accetta i valori.

Belvaux, il percorso elettorale della protagonista, che viene plasmata a uso e consumo del partito, è frutto di una ricerca sui metodi reali usati da FN?
«Sì. Il Front National ha un problema a costruire le liste perché non ha militanti disposti a presentarsi, perciò magari sceglie elettori incontrati durante la promozione porta a porta. Capita che riescano a ottenere un alto numero di eletti, ma molti di questi si dimettono. Si erano candidati come gesto di protesta, ma una volta dentro hanno capito che non erano d'accordo con le posizioni del partito».

Come ha reagito Marine Le Pen al suo film?
«Se lo ha visto non me l'ha detto. So di un solo uomo del suo ufficio politico che lo ha visto, ma non ne ha voluto parlare».

Nel film il partito costringe la candidata a diventare bionda...
«L'80% delle candidate del FN sono bionde, così come la stragrande maggioranza delle leader dei partiti populisti europei. Essere biondi significa, chiaramente, non essere arabi...».

Anche la sinistra sembra non uscirne bene.
«Per un secolo la Francia ha votato a sinistra, c'erano movimenti sociali e una comunità operaia forte. Poi tutto ciò è sparito, gli operai si sono sentiti traditi dalla sinistra e si sono allontanati dalla politica, per poi rivolgersi a partiti che sembravano incarnare le idee operaie, come il FN».

Conosce la politica italiana?
«Sono quasi più preoccupato per la politica italiana che per quella francese. Tutto è molto confuso e la confusione porta al populismo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Aprile 2017, 09:02
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