"La danza e mia figlia uniche cure per la sclerosi multipla, ma se dovessi diventare un peso sceglierei di morire"

"La danza e mia figlia uniche cure per la sclerosi multipla, ma se dovessi diventare un peso sceglierei di morire"
Ivan Cottini, di Urbania (Pesaro-Urbino) ha 33 anni e, fino ai 26, era un modello professionista con la passione per la danza. Un giorno, però, si svegliò con un disturbo all'occhio destro e una serie di controlli portò ad una diagnosi terribile da parte dei medici: era stato colpito da una malattia degenerativa e debilitante come la sclerosi multipla, che condanna inevitabilmente alla sedia a rotelle. Le uniche cure, nel suo caso, sono l'amore e le passioni, come racconta il diretto interessato in un'intervista all'Huffington Post.

«Il mio corpo, grazie alla danza, si ribella alla malattia. Per me è una seconda cura, anche se fare esercizio mi provoca fortissimi dolori nei giorni successivi e annienta tutte le mie energie» - racconta Ivan, che in passato si è esibito, andando oltre i limiti imposti dalla sclerosi multipla, anche a 'Amici' e 'Tu sì que vales' - «Quando scoprii di essere malato avevo 27 anni e caddi in depressione a causa della perdita del lavoro e della mia fidanzata di allora, anche se capisco che la malattia possa spaventare quando si ha solo vent'anni».



In tutti questi anni Ivan ha deciso di combattere la sclerosi multipla e ribellarsi anche aiutando le famiglie di tutti coloro che vengono colpiti da malattie degenerative. «Ho deciso di rimboccarmi le maniche e ricominciare a vivere, coniugando la moda con la danza e soprattutto con la beneficenza» - ha raccontato Ivan, in passato ospite anche di 'Pomeriggio Cinque' e 'La vita in diretta' - «Ho anche cercato di creare, con l'aiuto della Regione Marche, un piano di alleggerimento fiscale per le famiglie che hanno a carico parenti nella mia stessa condizione, ma i tempi per attuare il disegno di legge sono molto lunghi».



Dopo la malattia e la depressione, per Ivan era cominciata una seconda vita, decisamente diversa da quella vissuta fino ai 26 anni. Proprio mentre si sottoponeva alle prime cure all'ospedale San Raffaele di Milano, il ragazzo ha conosciuto quella che oggi è la sua compagna e la mamma di Viola, sua figlia. Per averla, Ivan aveva modificato le proprie cure per tornare ad essere fertile e questo aveva indebolito ulteriormente il suo corpo: «Per Viola sono andato contro la mia stessa famiglia. Mia madre, anche se le ho dato una nipotina bellissima, ancora non si dà pace. Deve essere tremendo sapere di avere un figlio con una malattia cronica così logorante e debilitante».



Il suo impegno nel sociale ha permesso a Ivan di incontrare anche le più alte istituzioni dello Stato, tra cui Sergio Mattarella e Laura Boldrini: «Del Presidente della Repubblica mi ha colpito molto la grande umanità, l'incontro ha avuto anche dei momenti molto commoventi». Grandi emozioni, ma per nulla paragonabili a quelle dell'incontro con Papa Francesco: «Ha benedetto mia figlia e in quel momento ho capito cosa prova chi incontra per la prima volta personalità del genere, anche se non sono credente».





Intanto, nonostante la malattia, Ivan è anche conduttore di un programma su un'emittente locale, 'Ivan on the road'. Per lui, si tratta dell'occasione di sfidare sempre la sclerosi multipla e, attraverso sacrifici e dolore, andare oltre i limiti fisici imposti dalla malattia. Questo gli ha permesso di intervistare campioni pesaresi come l'ex calciatore Massimo Ambrosini e l'ex nuotatore Filippo Magnini, con cui ha anche ingaggiato una sfida in vasca.





Il segreto della forza di Ivan, però, non può essere limitato alla danza e allo sport. La prima, vera cura è senz'altro la piccola Viola: «Lei è la mia miglior medicina. Già quando nacque, il 26 settembre 2015, feci una mini-sfilata in ospedale perché già mi sentivo molto meglio. Stare con lei mi dà tutta la forza e l'energia di cui il mio corpo ha bisogno, ed è con lei che farò il mio ultimo lavoro di modello». Si chiama 'Tutto l'amore di un padre', è stato finanziato da San Marino ed è una raccolta composta da un calendario, un corto e immagini backstage che andrà a finanziare il progetto di una scuola in Etiopia. Ivan ne è orgoglioso: «Nessuno dovrebbe vergognarsi della propria disabilità, a molti studenti che incontro nelle scuole dico sempre che ognuno dovrebbe essere il regista e l'artefice della propria vita, sempre e comunque». Pur sapendo che la malattia in futuro lo indebolirà sempre di più: «Ritengo che la legge sul testamento biologico sia qualcosa di storico per l'Italia, se un giorno dovessi diventare un peso per le persone che amo sceglierei di morire».


Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Gennaio 2018, 16:14
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