A ogni modo in questi giorni gira in tv anche un'altra Haka per turisti voluta da un colosso internazionale delle prenotazioni on line. Che però punta a richiamare visitatori in Nuova Zelanda e non a piazzare creme emollienti. Deprimente e senza giustificazioni la versione di qualche mese fa di Pierluigi Pardo e dei suoi accoliti in Tiki Taka, preceduta durante i mondiali di rugby in Inghilterra dalla per nulla ilare Hakarena, ma almeno lì a sfottere i neozelandesi erano giocatori inglesi campioni del mondo nel 2003, che comunque hanno portato una terribile sfortuna alla nazionale, eliminata con ignominia già al primo turno.
Meglio non toccare gli dei del rugby neozelandese, l'unico tre volte campione del mondo. Sempre in quei mesi venne riproposto in Italia un altro abominio, sotto forma di cartone animato: l'Haka della paradontite sconfitta da uno spazzolino o - scusate, ho cercato di rimuovere - un dentifricio. E si rischiò la crisi diplomatica quando la maggiore casa automobilistica italiana fece eseguire l'Haka degli All Blacks a un gruppo di donne per lanciare un'utilitaria. Haka in realtà significa solo "danza" e il mondo remoto dei maori ne ha mille versioni, per uomini e per donne. Quella degli All Black debuttò nel 1888 con il primo tour in Inghilterra di una squadra maori, per poi esplodere nel 1905 quando la versione Ka Mate, ideata da un capo tribù nel 1820 per ringraziare gli dei di essere sopravvissuto in battaglia, stupì il mondo quanto la bravura dei primi "tutti neri". Se proprio si vuole usare l'Haka per fare pubblicità si può guardare quella dell'Adidas, sponsor degli All Blacks, nel 2000.
Non venne invece criticata, forse per la perentoria "chiusura" dello spot da parte degli scozzesi seminudi, un altro richiamo alla Haka che negli anni 90 propagandò un whisky. Ma in effetti quella reclame è di un livello decisamente superiore.
«L'AC Milan, uno dei più grandi club calcistici d'Europa, ha appena commesso il proprio suicidio sui social, e internet sta esplodendo». Scrive il quotidiano New Zealand Herald sulla Tekitanka a San Siro. Un'iniziativa che ha causata un'ondata di reazioni sui social media, da parte di appassionati e tifosi che giudicano sacrilega la parodia che il giornale neozelandese definisce «uno degli spot più orribili e disgustosi nella storia dello sport».
GLI AFFRONTI PRECEDENTI: DALLA PARADONTITE
ALLE AUTO AGLI SCOZZESI SENZA VELI di Paolo Ricci Bitti
«Avremmo voluto che una cosa del genere non fosse vera - scrive ancora l'Herald -.
Questa è una di quelle volte in cui ti metti la testa fra le mani e ti chiedi a che punto sta arrivando il mondo?». In Nuova Zelanda e non solo appena media e social network hanno rilanciato le prime immagini di quanto accaduto a San Siro.
Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Aprile 2016, 10:28
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