Design, tecnologia e tradizione: c'è tutto
nella 55ª edizione del Salone del Mobile

Design, tecnologia e tradizione: c'è tutto nella 55ª edizione del Salone del Mobile

di Valeria Arnaldi
Milano capitale mondiale del design. Le nuove idee sull'arredamento passano dal Salone del Mobile, che apre i battenti oggi alla Fiera di Rho-Pero. Edizione numero 55, oltre 2400 espositori da 160 Paesi, 300mila visitatori attesi e la mappatura di tutte le novità mondiali in fatto di abitare.

Ma il Salone non finisce mai (solo) con la Fiera. I fermenti e gli spunti più frizzanti anzi si scoprono andando a caccia degli oltre mille eventi polverizzati fra le vie e i Distretti (guai a chiamarli quartieri) di Milano. Forse uno degli stimoli più interessanti arriva dalle mostre allestite in Triennale che tracciano un affascinante percorso in tutte le filosofie dell'abitare. In primo piano le stanze e le loro funzioni, la metropoli multietnica e i suoi limiti, i mondi di carta e la storia dell'uomo attraverso gli oggetti.

Si parte dall'esposizione Stanze a cura di Beppe Finessi, che ospita una sequenza di ambienti progettati da diversi autori: da Ursus di Duilio Forte - un orso da abitare con una testa-ingresso dotata di sauna, una zampa da usare come uscita e un grande ambiente centrale occupato da un lungo tavolo - allo spazio immaginato da Manolo De Giorgi - dove tutte le aree sono al servizio delle funzioni fino alla creazione di Carlo Ratti, che propone un sistema d'arredo fatto da una serie di sgabelli controllati da un'app capace di trasformarsi in poltrona, letto o addirittura in un auditorium.

Il trasformismo è alla base anche della cellula abitativa minima di Claudio Lazzarini e Carl Pickering, dove gli arredi sono fusi con gli infissi, mentre lo spazio ellittico di Francesco Librizzi, con le sue esili colonne si pone come prima stanza dell'uomo. Molto affascinante è anche il Paper show Subtle, nel quale la carta si piega nella costruzione di mondi sottili, tanto fragili quanto la metropoli multietnica indagata da Andrea Branzi, che denuncia l'omologazione dovuta alla globalizzazione. Infine c'è spazio anche per le tradizioni che resistono, come quelle delle campane giapponesi che nella prefettura di Toyama salutano la bella stagione e che in Triennale accompagnano i visitatori con le loro vibrazioni.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 5 Agosto 2019, 18:11
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