«Con l'acqua in bottiglia ingeriamo centinaia di migliaia di frammenti invisibili di plastica: potrebbero arrivare fino a cuore e cervello»

Gli scienziati della Columbia University hanno trovato particelle di nanoplastiche nelle bottigliette di acqua comprate nei supermercati: sconosciuti gli effetti sull'organismo umano

«Con l'acqua in bottiglia ingeriamo centinaia di migliaia di frammenti invisibili di plastica: potrebbero arrivare fino a cuore e cervello»

di Paolo Travisi

L'acqua di una comune bottiglia può contenere centinaia di migliaia di particelle di plastica, invisibili alla vista, il cui effetto sull'organismo umano è ancora tutto da verificare. Uno studio curato dai ricercatori della Columbia University ha scoperto, quella che fino a oggi era solo un'ipotesi senza evidenze scientifiche. Tramite una tecnica laser innovativa, gli scienziati americani sono riusciti a evidenziare questo mondo invisibile di frammenti piccolissimi, di dimensioni inferiori a un 1 micrometro, considerando che un capello umano ha una larghezza di circa 70 micrometri. Particelle, che dall'apparato digestivo, potrebbero passare anche nel sangue, nelle cellule, fino a cuore e cervello.

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Microplastiche ovunque nel mondo

Negli ultimi anni, molti studi e ricerche si sono concentrati sull'impatto delle microplastiche nell'ambiente, tanto che la loro presenza è riscontrabile praticamente ovunque, anche al Polo Nord, habitat che si ritiene incontaminato; trovandosi in acqua, quindi negli organismi viventi, come i pesci, che normalmente consumiamo a tavola, anche noi umani mangiamo microplastiche; i ricercatori della Columbia hanno preso in esame sei bottiglie d’acqua da 1 litro, di differenti marche, acquistate nei supermercati statunitensi. 

Si diffondono nell'organismo

Oltre le microplastiche, però, ci sono le nanoplastiche, che possono arrivare fino a 240mila frammenti contenuti in un litro di acqua, numeri da 10 a 100 volte più grandi delle microplastiche.

La preoccupazione di Beizhan Yan e del suo team alla Columbia University, è che una volta ingeriti, questi frammenti invisibili potrebbero penetrare facilmente il rivestimento intestinale, entrare nelle singole cellule, persino nella placenta che nutri i nascituri e bucare la barriera emato-encefalica, fino a raggiungere il cervello.

Risultati inquietanti

"Prima questa era solo una zona oscura, inesplorata", spiega il coautore dello studio Beizhan Yan, chimico ambientale, ma ora la nostra tecnica "apre una finestra con cui possiamo guardare in un mondo che prima non ci era stato esposto". Ed eccoci ad un particolare inquietante: delle centinaia di migliaia di particelli, il 90% erano nanoplastiche, mentre i 7 tipi di plastica cercati dagli scienziati rappresentevano solo il 10% circa di tutte le nanoparticelle trovate nei campioni, la più comune dei quali era il PET e gli esperti non hanno idea di cosa fosse il resto. 

La risposta dell'industria

Secondo l’International Bottled Water Association, l'associazione a cui fanno capo le aziende che imbottigliano acqua, non esiste alcun consenso scientifico sui potenziali impatti sulla salute di queste particelle ed inoltre hanno  sottolineato la mancanza di metodi standardizzati per la misurazione delle nanoplastiche.


Ultimo aggiornamento: Martedì 9 Gennaio 2024, 18:42
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