Coltellate dopo il derby di Coppa Italia, arrestati a Roma tre ultrà laziali: nel raid venne pugnalato un tifoso romanista

L’assalto al pub di viale Angelico la sera del 10 gennaio dopo Roma-Lazio

Coltellate dopo il derby di Coppa Italia, arrestati tre ultrà laziali: nel raid venne pugnalato un tifoso romanista

di Luisa Urbani

A  distanza di quattro mesi dell’assalto al Clover Pub di viale Angelico, avvenuto dopo il derby di Coppa Italia dello scorso 10 gennaio, sono stati presi gli ultrà considerati autori del gesto. Si tratta di quattro giovani laziali, indagati perché ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di tentato omicidio e lesioni personali aggravate. Quella sera, infatti, nell'agguato rimasero feriti il titolare del pub e un cliente, il 31enne Francesco Leuzzi. 

Aggressione derby Coppa Italia, perquisizioni per 4 ultras della Lazio: avevano assaltato i clienti di un pub. Un arresto

IL COMMANDO

Ieri mattina, gli agenti della Digos di Roma, su delega della Procura, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti dei quattro tifosi. Tre di loro sono finiti agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico. Sono Enea Bianchini, 24enne di Monteverde noto per essere giovane “curvarolo” della Nord e uno degli ex Irriducibili; Lorenzo Bernabei, un tatuatore coetaneo di Bianchini e già daspato per gli scontri di Atalanta Lazio del 2019 e con alle spalle un tentato omicidio per una rissa; e il 37enne Simone De Castro, detto “Momme”, anche lui con un daspo per gli scontri con l'Atalanta. Per il quarto, il 23enne Gian Marco Camillo, è stato disposto il divieto di dimora nel comune di Roma limitatamente al Primo e al Secondo Municipio.

I FATTI

Era la sera del 10 gennaio. Il derby, vinto dai biancocelesti, era finito da diverse ore quando il commando fece irruzione nel pub non molto distante dallo stadio Olimpico. Armati di coltelli, cacciaviti e cinghie gli ultrà laziali iniziarono a danneggiare il locale e a prendersela con chi era lì dentro. Nello scontro rimasero feriti in due. Il più grave il 31enne romano, Francesco Leuzzi, sostenitore della Roma ma non inserito in un contesto di tifo organizzato.

Il giovane era al locale in compagnia di altri amici, alcuni dei quali tra l'altro laziali. Venne colpito più volte al torace. Un colpo prese anche il polmone, perforandoglielo.

LE INDAGINI

A pochi giorni dall'assalto il commando fu prontamente individuato e l'informativa arrivò a piazzale Clodio. L’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, infatti, consentì agli investigatori di ricostruire esattamente il percorso degli aggressori che, dopo essersi radunati, raggiunsero insieme il pub per attaccare gli avversari e poi scappare via. Una volta identificati, ad aprile sono scattate le perquisizioni nelle abitazioni degli ultras durante le quali gli agenti hanno anche sequestrato i loro cellulari. Ed è stato anche grazie all’analisi dei dati del traffico telefonico che gli investigatori sono riusciti a recuperare le informazioni utili che hanno così portato agli arresti di ieri. Le indagini però non finiscono qui. Secondo chi indaga infatti il commando era formato da 6 o 7 persone, alcune delle quali quindi ancora non sono state fermate.

LA VITTIMA

Leuzzi preferisce non commentare l'arresto dei quattro tifosi. Ma sua madre Alessandra no. Lei sostiene che di certe vicende è opportuno parlarne per far sì che non finiscano nel dimenticatoio e che non ci siano altri Francesco che possano rischiare di perdere la vita durante una cena con gli amici. «Ora - commenta la madre della vittima - posso finalmente dirlo: sono contenta di questo importante passo che è stato fatto. So bene che le indagini sono ancora in corso e che ci sarà un processo, ma questa già mi sembra una bella notizia, un passo importante. Adesso vediamo come si svilupperà la cosa». Il 31enne fisicamente si è ripreso e sta bene, anche se è ancora molto provato dall'accaduto tra le operazioni e il ricovero durato oltre un mese, prima all'ospedale Santo Spirito e poi al San Camillo. «Ha avuto una degenza molto lunga, ma ora l'importante è che sia tutto finito», conclude la madre tirando un sospiro di sollievo.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Maggio 2024, 06:00
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