Atac, per ogni sciopero persi 800mila euro

Atac, bruciati 800mila euro per ogni giorno di sciopero

di Simone Canettieri

Il bis è dietro l'angolo. Avete ancora negli occhi l'immagine di una città bloccata con la metro chiusa e i bus che non passano il tutto sotto il sole cocente? Non temete: giovedì 20 luglio potrebbe esserci la seconda puntata (che poi sarebbe la terza, la quarta, la quinta... dall'inizio dell'anno). Un altro sciopero infatti è già all'orizzonte. A proclamarlo è sempre il sindacato della Faisa-Confail: 24 ore per il personale turnista e di esercizio e 8 per il personale amministrativo. La protesta è nazionale, ma l'epicentro, assicurano i rappresentanti della mini-sigla, sarà ancora una volta e come sempre Roma.

Obiettivo: bloccare tutto, puntando su una massiccia adesione (ieri l'altro è stata del 93%). Potrebbe essere questo l'ultimo sciopero prima dello stop, imposto dalla franchigia, che prevede una moratoria dal 28 luglio al 5 settembre. Dunque, tutte le mosse dei sindacati sono calcolate.

I NUMERI
Nei primi sei mesi del 2017 a Roma (e nel Lazio) ci sono stati 15 scioperi del trasporto pubblico. Una media di due al mese.
A fronte di 46 proclamazioni dei sindacati. Numeri che allarmano il Garante Giuseppe Santoro Passerelli, il primo a essere consapevole che in mancanza di una norma chiara, ergo di una legge, che regoli questa disciplina non ha dei veri e propri poteri preventivi per intervenire davanti alla dittatura delle mini-sigle sindacali. Ma a essere preoccupati sono più che altro i vertici dell'Atac, la municipalizzata del Comune, che non sguazza di certo nell'oro. Anzi, secondo i calcoli che girano in via Prenestina tutte le volte che il sistema si ferma, che non passano gli autobus e che non ci sono i treni nelle metropolitane A e B, l'azienda del Campidoglio perde una cifra compresa tra gli 800mila e 1 milione di euro al giorno. Al netto degli stipendi che non vengono erogati ai dipendenti che rinunciano a lavorare.

GLI AMMORTAMENTI
Il calcolo dei danni economici che subisce l'azienda tutte le volte che il servizio non funziona è la somma di diverse voci. Le più importanti riguarda gli incassi della bigliettazione, poi ci sono le spese dovute ai mancati ammortamenti dei mezzi per arrivare fino all'assicurazione.
Da Atac fanno anche un altro calcolo: il costo del servizio è di 800 milioni all'anno, con se ne biglietti 280 milioni.
Per cui il fatto che un giorno il servizi si fermi può arrivare anche un milione e duecentomila. Segni meno pesanti in una società che ancora non ha chiuso il bilancio 2016. E che come, annunciato dall'assessore alle partecipate Massimo Colomban, è destinata anche questa volta a vedere il pareggio come una chimera. Uno scenario con il quale deve fare i conti il nuovo direttore generale di Atac Bruno Rota.
E il Campidoglio? Al momento continua a non esprimersi sulla piaga degli scioperi. Anzi, in molti hanno sottolineato con una punta di cattiveria che l'altro giorno, mentre il trasporto pubblico della città era paralizzato, in Comune i vertici della giunta, a partire dalla sindaca Virginia Raggi, discutevano della Formula E, che passerà all'Eur dal prossimo aprile. I rapporti tra sindacati e Atac continuano a essere di cordiale ignoranza: nel senso che da quando Rota si è insediato come direttore generale non ha ancora convocato la galassia di sigle e siglette che rappresentano i lavoratori della più grande e malmessa municipalizzata della Capitale.

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 8 Luglio 2017, 08:14
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