Jo Cox uccisa, il killer Mair e una vita da invisibile tra estremismo e farmaci

Mair, una vita da invisibile tra estremismo e farmaci

di Cristina Marconi
LONDRA - Dalla foto circolata sui giornali si vede un volto sottile e scavato, con un sorriso tirato sotto il cappellino da baseball, il corpo magro nella camicia a scacchi. I rari conoscenti descrivono il cinquantaduenne Tommy Mair come solitario, con un passato di fragilità psicologica e un presente innocuo di grande chiusura nei confronti del mondo. Il giorno prima dell'attacco era andato a trovare la madre Mary. Le testimonianze in rete raccontano di simpatie di estrema destra dimostrate dall'abbonamento ad una rivista sudafricana pubblicata da un gruppo pro-apartheid, il White Rhino Group. E c'è un giallo. Un testimone ha descritto la pistola utilizzata dall'uomo come «fatta a mano».

LE TESTIMONIANZE
Poco dopo che era emersa la notizia dell'attacco a Jo Cox e dell'arresto di Mair, il fratello Scott, 49 anni, ha riferito tra le lacrime che l'uomo ha «una storia di malattia mentale», ma che nel corso degli anni «è stato aiutato» e non è stato lasciato solo. «Ho difficoltà a credere a quello che è successo», ha spiegato Scott, aggiungendo: «Mio fratello non è un violento e non è per niente politico. Non so neanche per chi voti». Prima di concludere, visibilmente scosso: «Ho pianto quando ho saputo. Sono così dispiaciuto per lei e per la sua famiglia».

Mair, unico indagato per l'omicido di Jo Cox, vive nella stessa casetta da 40 anni ma da almeno 20, ossia da quando morì sua nonna, è solo. Secondo un vicino di casa è uno che sta sulle sue e che non riceve praticamente mai visite. Nato a Kilmarnock, in Scozia, non ha mai avuto un lavoro fisso, e oltre a dare una mano al centro di collocamento con i computer, fa qualche lavoretto di giardinaggio per i vicini di casa.

IL VOLONTARIATO
Nel 2011 aveva raccontato della sua esperienza come volontario nel parco di Oakwell e di come questo lo avesse aiutato con i suoi problemi psichiatrici. «Posso dire onestamente che mi abbia fatto meglio di tutta la psicoterapia e di tutte le medicine del mondo», aveva raccontato ad un giornale locale, spiegando come «molte persone che soffrono di malattie mentali sono socialmente isolate e disconnesse dalla società e il senso di inutilità è comune per via della disoccupazione di lungo periodo».

NESSUN LAVORO
In questo senso, per Mair, dedicarsi ad un'attività, anche non retribuita, è stata una manna dal cielo, perché «uscire di casa e incontrare nuove persone è una buona cosa, ma ancora più importante a mio parere è fare un lavoro fisico faticoso e utile».

La frase che ha urlato mentre uccideva Jo Cox, «Britain First», vuol dire «La Gran Bretagna innanzi tutto», ma e' anche il nome di una formazione politica di estrema destra, anti-islamica e euroscettica, nata da una costola dei nazionalisti xenofobi del British National Party e avvezza a fare ronde nelle moschee e proteste contro la carne halal. Sebbene il leader Paul Golding abbia immediatamente preso le distanze dalla vicenda, il profilo di Tommy Mair fa pensare a quello di un simpatizzante di Britain First, visto che il magazine sudafricano SA Patriot, si cui Mair è stato uno dei primi abbonati, descriveva la sua linea editoriale come «contraria alle società multiculturali» e «all'espansionismo islamico».

OSSESSIONATO DAI LIBRI
Un'amica della madre ha raccontato che Mair «viveva praticamente in biblioteca, era ossessionato dai libri, aveva la casa piena» e che l'attacco alla Cox «è totalmente al di fuori del suo personaggio». I vicini concordano, nessuno sapeva delle sue tendenze. «Non penso appartenesse ad alcun partito politico e non l'ho mai sentito esprimere alcuna opinione sull'Europa o su qualunque altra cosa», ha spiegato una signora che abita sulla sua via. «Per noi era solo Tommy, un tizio del vicinato che conoscevamo da sempre».

 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Giugno 2016, 11:44