Renzi svela: "Patto Nazareno finì per accordo Berlusconi-D'Alema". Ma poi aggiunge: "Il Cavaliere non mi starà mai antipatico"

Renzi svela: "Patto Nazareno finì per accordo Berlusconi-D'Alema". Ma poi aggiunge: "Il Cavaliere non mi starà mai antipatico"
Matteo Renzi è un autentico terremoto politico, un insieme di rivelazioni che finiranno per avere notevoli conseguenze in vista delle alleanze per le prossime Politiche. Nel libro "Avanti", l'ex premier ricostruisce la fine del patto del Nazareno. "fine gennaio del 2015, quando si tratta di votare per il Quirinale, Berlusconi mi chiede
un incontro. Perché quando si siede - accompagnato da Gianni Letta e Denis Verdini - mi comunica di aver già
concordato il nome del nuovo presidente con la minoranza del Pd. Mi spiega infatti di aver ricevuto una telefonata da Massimo D'Alema, di aver parlato a lungo con lui e che io adesso non devo preoccuparmi di niente, perché - testuali parole - la minoranza del Pd sta con noi, te lo garantisco". Il segretario del Pd precisa che il problema non era il nome indicato ma il metodo: "Devo scoprire che si è già chiuso un accordo tra Berlusconi e D'Alema, prendere o lasciare?". E così, conclude, "quando mi trovo a dover scegliere tra l'asse Berlusconi-D'Alema (non ricordo un solo accordo Berlusconi-D'Alema che alla fine sia stato utile per il Paese) e la soluzione più logica per il parlamento e per l'Italia, non ho dubbi".



"Non ho mai capito perché Berlusconi - scrive Renzi - nutrisse dubbi su Mattarella. Le sue qualità parlavano per lui: professore di diritto; giudice costituzionale serio e rispettato; ministro per i Rapporti con il parlamento, della Pubblica istruzione, della Difesa; uomo di rigore e legalità nella Dc siciliana e nazionale; parlamentare di comprovata esperienza. Forse la ruggine per le dimissioni di Mattarella dal governo Andreotti venticinque anni prima contro
la legge voluta da Craxi sulle tv, la famosa legge Mammì, ostacolava ancora il Cavaliere".

Così dopo la rottura del Patto del Nazareno, racconta ancora Renzi, "Berlusconi mi dichiara guerra, vanificando l'approccio condiviso alle riforme che fino ad allora era stato strettissimo. Già, perché le riforme istituzionali le abbiamo votate insieme, specie nelle prime letture, e molti dei campioni della campagna per il No al referendum in realtà avevano votato Sì in parlamento".



Il rapporto tra i due si interrompe fino al malore di Berlusconi nel giugno 2016. Renzi lo chiama per fargli gli
auguri di guarigione. "Sono i giorni successivi al primo turno delle amministrative di Roma. Intervenendo a
Ostia alla chiusura della campagna elettorale per Marchini, Berlusconi non aveva esitato a chiedere un voto per evitare di sfociare nella pericolosa dittaturà del sottoscritto, parlando di regimè, di democrazia sospesà..., di bulimia smisurata di poterè».



Ma al termine della telefonata - rivela ancora Renzi - il leader di Fi, ha, racconta un vero colpo da maestro, Ko tecnico alla prima ripresa: "E poi, caro Matteo, sappi che mi dispiace molto per quanto ti stanno attaccando, ce l'hanno tutti con te". Ma come? Lo stesso che pubblicamente mi dà dell'aspirante dittatore a distanza di due giorni mi porta la sua solidarietà per gli attacchi? Mentre pigio il tasto rosso che mette fine alla telefonata, scoppio in una risata: è inutile, anche se mi sforzassi, Berlusconi non mi starà mai antipatico».
Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Luglio 2017, 15:12
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