Sbarcano in diecimila

Sbarcano in diecimila
Valeria Arnaldi
Oltre diecimila. È un numero da record quello dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale a partire da sabato scorso. Sono stati duemila gli uomini salvati ieri al largo della Libia in 15 operazioni coordinate dalla Centrale operativa della Guardia Costiera. Più di cinquemila quelli soccorsi il giorno prima. Circa 8500 quelli a bordo di navi dei soccorritori in rotta verso l'Italia. E c'è anche il cadavere di un neonato sul pattugliatore Comandante Foscari che giungerà oggi a Pozzallo con 673 migranti: nato sul barcone, il piccolo è morto per complicanze post parto.
A seguito dell'emergenza, il ministro dell'Interno Marco Minniti, diretto a Washington, ha preferito rientrare. «L'Italia - ha affermato il presidente Sergio Mattarella da Ottawa - è in prima linea nel Mediterraneo per salvare migliaia di vite umane nell'ambito di un fenomeno epocale. E ciò accade ai confini dell'Europa, senza ancora suscitare nel nostro continente né adeguata consapevolezza né l'emergere di sensibilità sufficientemente condivise, necessario preludio di incisive azioni comuni».
Duro il segretario Pd Matteo Renzi: «I numeri di oggi non sono sostenibili ma serve anche uno sforzo educativo e culturale». E, ribadendo la volontà di portare avanti lo ius soli, ha aggiunto che è «un dovere prendere atto che l'opinione pubblica è esasperata». Duro il leader della Lega Matteo Salvini contro le proteste degli immigrati per il caldo al Cara di Mineo: «Che risposta vuoi dare? Moderata, liberale oppure li carichi sul primo barcone e li riporti là, da dove sono arrivati?».
Intanto, ieri, un somalo di 23 anni è stato fermato dalla Polizia a Lampedusa con l'accusa di essere tra i torturatori che sequestravano e seviziavano migranti in attesa di imbarcarsi per fuggire dalla Libia.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Giugno 2017, 05:00