«Credo nella sorellanza»

«Credo nella sorellanza»
Michela Greco
ROMA L'affollato set ischitano del nuovo film di Gabriele Muccino, dove l'abbiamo raggiunta al telefono, sta tenendo molto impegnata Claudia Gerini, che in queste settimane sembra dotata del dono dell'ubiquità. Mentre gira A casa tutti bene accanto tra gli altri a Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Stefania Sandrelli e Valeria Solarino, l'attrice romana è al cinema con Ammore e malavita dei Manetti Bros. e, da oggi, con Nove lune e mezza, di Michela Andreozzi, mentre su Netflix la si può vedere nella serie Suburra nei panni di un revisore dei conti in Vaticano sposata a un palazzinaro. Nella commedia della sua collega attrice, però, forse mette un pezzetto di cuore in più, visto che è l'esordio alla regia di una donna a cui è legata da una forte amicizia, e che parla proprio di scelte femminili e di sorellanza. Nel film Gerini è Livia, una donna che non vuole figli e si gode la vita e la carriera di violoncellista, mentre Andreozzi è Tina che, al contrario, è sposata (con Lillo) e non riesce a rimanere incinta pur desiderandolo tanto. Con la complicità dell'amico ginecologo (interpretato da Stefano Fresi) troveranno una soluzione... in nome della solidarietà femminile.
Lei e Michela Andreozzi siete molto amiche, quanto conta per lei la sorellanza?
«Ci sentiamo davvero sorelle, nella vita e nel lavoro. Lei ha contribuito alla scrittura del mio spettacolo teatrale Storie di Claudia e io sono felice di essere al suo fianco per il suo debutto alla regia. La sorellanza, nel senso di solidarietà femminile, può essere una chiave che apre molte porte: se le donne imparassero ad allearsi tra loro molte cose andrebbero meglio».
Nel film una sorella presta l'utero all'altra. Lei cosa pensa della pratica dell'utero in affitto?
«Personalmente sarei incapace di staccarmi da una creatura che ha vissuto dentro di me, ma se una donna è consapevole e si sente pronta ha tutto il diritto di scegliere. Quando però si supera il confine dello sfruttamento del corpo, magari per denaro, è una cosa da condannare. È comunque bello che una commedia affronti temi così forti».
E dei figli fatti in età matura cosa pensa?
«Che va bene, ma deve esserci un limite e dipende anche da quante energie ha la donna. 53 anni, ad esempio, mi sembrano tanti. Meno di tutto, però, mi piace chi lascia che la sua realizzazione come donna passi solo per la maternità».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Ottobre 2017, 05:00