Affonda la petroliera disastro ambientale

Affonda la petroliera disastro ambientale
Mario Landi
Ha impiegato 8 giorni per affondare e innescare uno dei disastri ecologici più gravi del pianeta. La petroliera iraniana Sanchi, in fiamme dal 6 gennaio scorso dopo una collisione con un mercantile cinese al largo di Shangai, ha trascinato negli abissi i corpi di tutti i 32 membri dell'equipaggio ma soprattutto 136mila tonnellate di greggio leggero.
Una buona parte di petrolio brucia ancora sulla supeficie del mare, rendendo praticamente inefficace ogni spedizione di salvataggio: ma ora rischia seriamente di inondare le coste cinesi, uccidendo migliaia di animali e desertificando i fondali, praticamente per sempre.
Il dubbio è legato alla consistenza delle cisterne: la gigantesca petroliera, battente bandiera panamense e di proprietà della National Iranian Tanker Company (NITC) - che amministra la flotta delle petroliere iraniane -, potrebbe infatti non aver subìto danni importanti alle cisterne e quindi limitare l'impatto ambientale dopo l'affondamento. La televisione statale cinese Cctv, tramite l'ingegnere Zhang Yong (senior della State Oceanic Administration), sostiene infatti che «non costituisce al momento una grande minaccia ambientale all'ecosistema marino» e che sono in corso test di verifica.
Ma la realtà sembra quella indicata da Mohammad Rastad, coordinatore del gruppo dei soccorritori: «La potenza dell'esplosione e delle emanazioni di gas a bordo è stata devastante».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Gennaio 2018, 05:01
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