«Le pensioni d'oro sono un'offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo

«Le pensioni d'oro sono un'offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo
«Le pensioni d'oro sono un'offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni». Parola di Papa Francesco, che torna ad affrontare il tema del lavoro, per esaltarne il valore ed evidenziarne le storture, e sollecita l'urgenza di un «nuovo patto sociale» che permetta una sorta di staffetta generazionale tra anziani e giovani. Perché, avverte il Pontefice, «è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti». Gli ammonimenti del Papa arrivano durante l'udienza ai delegati della Cisl, ricevuti in occasione del XVIII Congresso, intitolato Per la persona, per il lavoro. «Persona e lavoro sono due parole che possono e devono stare insieme», spiega, perché «la persona fiorisce nel lavoro».
Eppure nel mondo ci sono «ancora troppi bambini e ragazzi che lavorano e non studiano, mentre lo studio è il solo lavorò buono dei bambini e dei ragazzi», così come «non sempre e non a tutti è riconosciuto il diritto a una giusta pensione».
Per ricomporre questo squilibrio, secondo il Pontefice, serve al più presto un «nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell'ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare». Il ministro del lavoro Giuliano Poletti difende l'Ape sociale e volontaria. «Abbiamo cercato di introdurre un elemento di flessibilità che possa aiutare una parte delle persone, quelle più in difficoltà, ad arrivare prima al pensionamento e almeno una parte dei giovani a entrate prima». (M.Fab.)

Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Giugno 2017, 05:00