L'esperto: «Prima dell'omicidio ci sono sempre segni di violenza»

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di Raffaella Ianuale
Quattro femminicidi a Nordest a cavallo di Ferragosto. Una scia di sangue iniziata il 23 luglio con l'omicidio di Maria Archetta Mennella di 38 anni a Musile di Piave, il 31 luglio stessa sorte per la 24enne trentina Chiara Baroni, il primo agosto è toccato alla friulana Nadia Orlando appena 21enne e ieri nel Veneziano a Sabrina Panzonato uccisa dal marito poliziotto che poi si è suicidato. «Va detto che Ferragosto è sinonimo di vacanze e se una coppia si è lasciata si può far sentire maggiormente la solitudine o il timore che la ex trascorra il tempo libero con un altro. Non penso però ci siano letture socio-geografiche che differenzino il Nordest da altri territori. Certo al primo femminicidio potrebbero seguirne altri per emulazione». 

Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, non ha comunque dubbi sulla matrice di queste tragedie. «Non esistono i raptus - sostiene perentorio - I segnali che portano all'omicidio ci sono sempre. Un uomo che ammazza una donna ha già dato manifestazioni di violenza verbale e fisica». Quindi se si riavvolge la pellicola della tragedia per Crepet i segnali ci sono tutti. «Alla prima manifestazione di violenza la donna deve fuggire. Non accettare la prima, pensando che sia un caso. Perché alla prima violenza ne segue una seconda e via di seguito»...
 
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 18 Agosto 2017, 11:06
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