Casier. Dopo 20 anni da amministratrice, Miriam Giuriati si ritira: «Non mi ricandido più ma resto a disposizione. La politica? Per me è come respirare»

Dopo 20 anni, Miriam Giuriati si ritira: «Non mi ricandido più ma resto a disposizione. La politica? Per me è come respirare»

di Mauro Favaro

CASIER (TREVISO) - Dopo 20 anni da amministratrice, Miriam Giuriati, 63 anni, cede il passo in consiglio comunale. L’ex sindaco di Casier (2014-2019) non sarà tra i candidati alle elezioni di giugno. «Ma continuo a fare politica. Per me è come respirare - specifica - resto a disposizione come donna lavoratrice volontaria. Insomma, come cittadina. Fare politica significa agire per cambiare le cose in linea con i propri valori, e non smetterò di farlo». A lungo uno dei riferimenti del Pd nella Marca, da due anni non ha più la tessera. E, come sempre schietta e diretta, annuncia che farà campagna per il sindaco uscente Renzo Carraretto, espressione del centrodestra unito: «È giusto che faccia il secondo mandato per completare il suo lavoro, quello che a me è mancato».

Miriam Giuriati, perché ha declinato le proposte per una candidatura?

«Carraretto me lo ha chiesto per mesi. Lo ringrazio: è segno di un apprezzamento umano. Ci ho pensato a lungo. Ma alla fine ho deciso così. I ruoli sono mezzi per fare le cose. Se diventano il fine, rappresentano solo auto-affermazione e vanità».

Non le fa strano sostenere chi corre con Lega, FdI e Forza Italia?

«Lo sostegno come persona. Non guardo le tessere, anche perché lui non ce l’ha. Lo ammiro: dal niente è andato a fare il sindaco. E mi è piaciuto, nonostante la sfida dell’emergenza Covid. È sempre stato rispettoso nei miei confronti. Essere rappresentante del Comune all’Anci Veneto non era scontato. Ho trovato più riconoscenza in lui che in tanti altri della mia parte politica. Farò votare per lui. E se avrà bisogno, io ci sarò, pur con ruoli diversi».

Cinque anni fa ha superato una pesante malattia. Poi non è arrivata la candidatura per il secondo mandato da sindaco: si è scelto di puntare su Simona Guardati. La delusione più grande?

«Per fortuna la malattia è arrivata alla fine del primo mandato.

Mi sarebbe piaciuto che qualcuno fosse venuto a parlarmi per capire come stavo. Ero in ospedale a Bergamo, ma poi sono tornata a Treviso. Invece mi è stata comunicata la candidatura di Guardati. Pazienza. Con un atto di generosità, mi sono comunque messa in lista. Pensavo fosse giusto. Se da una parte rimane il rimpianto di non aver avuto l’opportunità del secondo mandato, dall’altra la malattia ti fa vedere cose e persone con occhi diversi».

Da sindaco, ha vissuto il periodo dell’apertura dell’ex Serena come centro di accoglienza per richiedenti asilo.

«Ricordo le critiche: sembrava l’avessi deciso io. Potevamo forse dare fuoco a qualcosa come era stato fatto a Quinto? Certo che no. Ho fatto quello che diceva la mia coscienza: lavorare per un’accoglienza degna in modo da ridurre i problemi».

Perché è uscita dal Pd?

«Non mi riconosco più in questo partito. C’è stata qualche delusione a livello provinciale. E poi anche sul piano nazionale. Lo dico con sofferenza: sono nata con l’Ulivo e quella era la mia casa».

Adesso l’attende una nuova vita?

«Resto sempre impegnata. E posso contare su persone che mi sono state vicine anche in questa scelta: mia figlia, parte del mio gruppo di assessori e consiglieri, Nicolò Rocco e Cristina Andretta. Resta il fatto che dopo mia figlia e mia nipote, fare l’amministratrice è stata la cosa più bella della mia vita. Faticoso, ma incredibilmente bello».


Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Aprile 2024, 11:16
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