Trasfusione di sangue infetto durante il parto: l'indennizzo arriva dopo 26 anni
di Giovanni Del Giaccio
Dopo la sentenza del 2013 del Tribunale di Velletri, il Ministero, condannato al pagamento, è rimasto inerte fino a oggi. A nulla è servita la richiesta di pagare la donna anche quando, l'anno scorso, l'avvocato Renato Mattarelli, ha inviato al ministero un certificato sulle sue condizioni di salute che alla grave infezione da trasfusioni infette sono state appesantite da un tumore ai polmoni con cui la donna deve fare i conti.
E' la drammatica storia della donna di Ardea che nel 1990 quando aveva 28 venne sottoposta a trasfusioni durante il ricovero presso la Clinica “Annunziatella” di Roma, per una di una emorragia dopo il parto.
Oggi a 54 anni, la donna continua a mantenere la sua dignità ed è pronta ad affrontare la nuova causa contro lo Stato per ottenere l'ulteriore risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali in aggiunta all'indennizzo oggi ottenuto che si esaurisce in una sorta di pensione mensile di circa 850 euro. All'avvocato Mattarelli che assisterà la assisterà anche in questa altra battaglia giudiziaria la donna, ha inviato un messaggio: “..mi sento un po' più serena...”.
Quello del sangue infetto e delle trasfusioni non controllate è uno scandalo che ha attraversato l'Italia tra gli anni '70 e '90 e ha visto la recente condanna del nostro Paese da parte della Corte di giustizia europea per i ritardi nei processi e nei risarcimenti
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Settembre 2016, 16:05
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