Primarie Pd a Roma, gli immigrati dovranno registrarsi prima
di Simone Canettieri e Fabio Rossi
IL TIMORE Per prudenza e scaramanzia, nessuno dà troppi numeri. Ma il ragionamento è: «Sotto ai 50 mila votanti sarebbe un flop». Anche perché a Milano, seppur senza macerie politiche su cui ricostruire e con Sel dentro ai giochi, si sono presentati in 60 mila. Nel 2013, nella sfida vinta da Marino, si presentarono in 94 mila. Sul fondale rimangono ancora le scorie dell'ultima polemica iper-parlamentarista sulla presenza delle truppe verdiniane (in quanto di Denis, capo di Ala, terza gamba della maggioranza del Governo). Roberto Morassut (e con lui gran parte della minoranza dem, a partire dal candidato in pectore per il congresso che verrà, il governatore Enrico Rossi) è inorridito: «Non so gli altri candidati, ma io mi sento onorato di non avere il sostegno di Ala». Roberto Giachetti, il renziano con 2.000 chilometri di campagna elettorale in più nello scooter, potenzialmente oggetto delle avances di Verdini ci scherza su: «A ogni tappa che abbiamo fatto tutta la gente era presa da questo problema...».
Se Marino non voterà («Vanno boicottate»), la sua ex giunta sì. Gran parte dei vecchi assessori tifano per Morassut. Sono dunque le ultime 24 ore prima del voto. Alle 10.30 i sei candidati si sfideranno a Il Messaggero (il confronto sarà trasmesso in diretta sul nostro sito). Poi via tutti in strada a caccia di voti. Il sottosegretario Domenico Rossi (centro democratico) ha fatto un appello ai cattolici romani: «Io c'ero un mese fa al Family day». Gianfranco Mascia (Verdi) chiuderà in bellezza con un flash mob al Pantheon (ore 15): tutti dovranno presentarsi con l'orso di peluche come lui. Ultimi guizzi in periferia per Stefano Pedica, Giachetti e Morassut. Domani il voto, «sperando che non piova».
Ultimo aggiornamento: Sabato 5 Marzo 2016, 10:11
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