Rogo camper, si cerca un altro rom. Il papà di Yao: "Ferita riaperta"

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Proseguono le indagini dopo l'arresto di Serif Seferovic, il nomade di 20 anni accusato di omicidio plurimo per la morte delle tre sorelline nomadi, rimaste uccise il 10 maggio nell'incendio del loro camper nel parcheggio di un centro commerciale del quartiere romano di Centocelle. L'attenzione degli investigatori si sta concentrando su eventuali complici che quella notte sarebbero stati presenti. Sicuramente su uno, un altro rom, indagato dalla procura di Roma, insieme al 20enne arrestato ieri.





Gli inquirenti sono sicuri che sia Serif Seferovic l'uomo ripreso dalle telecamere di videosorveglianza quella notte mentre lancia la bottiglia incendiaria contro il camper in cui dormiva la famiglia Halilovic. A rafforzare la tesi ci sarebbero anche alcune testimonianze. Lui invece, attraverso il suo legale, ha negato tutto. Il 20enne era stato arrestato circa 6 mesi fa per lo scippo della borsetta a Yao Zhang, la studentessa cinese morta poco dopo essere stata travolta da un treno nella periferia della Capitale, mentre tentava di inseguire i ladri. È stato bloccato ieri a Torino dove si era dato appuntamento con la compagna.


PAPÀ YAO: "COME RIAPRIRE UNA FERITA" «Per il padre di Yao é come riaprire una ferita, ogni volta». Così Lucia Hui King, portavoce della comunità cinese di Roma, parla della telefonata con il padre della studentessa cinese morta sotto un treno dopo uno scippo, il cui autore sarebbe il presunto omicida delle piccole Rom bruciate vive. «L'ho informato, ma ora questa é una vicenda che riguarda la comunità Rom, non quella cinese - dice King -. Per lui ogni volta é come andare a riaprire delle ferite».





Il padre di Yao Zhang, morta a dicembre scorso a Roma nel tentativo di inseguire i suoi scippatori, ha accettato la condanna inflitta dalla giustizia italiana ai due nomadi arrestati. Ora uno di loro, Serif Seferovic, 20 anni, che aveva patteggiato due anni ed era tornato libero, é accusato di omicidio plurimo per il rogo di maggio a Centocelle. Zhang Gowen non ha voluto commentare il nuovo, più grave crimine di cui é accusato il ragazzo dopo la condanna per lo scippo. Tra le ipotesi quella che Seferovic punito gli Halilovic perché lo avevano denunciato per il furto alla studentessa.




"LO HANNO ARRESTATO? E GLI ALTRI?" «Hanno arrestato Serif Seferovic? E gli altri? Ora vado in questura». Lo ha detto Romano Halilovic, padre delle tre Rom bruciate vive a Centocelle, secondo quanto riferito da Marcello Zuinisi, rappresentante legale di Nazione Rom, associazione che difende i diritti dei nomadi. «Romano é convinto che quelli che lo hanno minacciato gli abbiano poi ucciso le figlie - dice Zuinisi -, ma crede che ci siano altre persone coinvolte. Dice che il video della telecamera di sorveglianza, che mostra un uomo (identificato dalla polizia come Seferovic, ndr) lanciare la molotov contro il camper, non gli é mai stato mostrato da chi indaga. Non capisco il perché». «Halilovic ha aiutato le forze dell'ordine, come tutto il campo nomadi di via Salviati, a identificare Seferovic come l'autore dello scippo alla studentessa cinese poi morta, a dicembre - racconta Zuinisi -, un episodio che aveva commosso tutti. Ora la vicenda delle tre figlie di Halilovic ha scioccato la comunità. Serif dice che non c'entra, vedremo se potrà dimostrare la sua innocenza. Deve avere un processo giusto».
 


MELONI: SEFEROVIC DOVEVA ESSERE IN CARCERE «Serif Seferovic - la bestia che ha ha ucciso le sorelle Elisabeth, Francesca e Angelica appiccando il fuoco al camper dove le tre ragazzine dormivano - è noto alla giustizia italiana per essere il rapinatore di Yao Zhang, la studentessa cinese morta a Roma sui binari nel tentativo di recuperare la sua borsa. Per quella tragedia questo disgraziato era stato arrestato e condannato a due anni di reclusione. Sapete quanti giorni ha passato in galera? 20. Doveva stare in prigione ma era fuori. Doveva scontare la sua pena ma era libero di uccidere tre innocenti di 20, 8 e 4 anni. Questa non è giustizia, è indecenza: uno Stato nel quale non c'è certezza della pena è complice dei delinquenti». Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 2 Giugno 2017, 17:40
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