Il Papa in sinagoga, la visita storica:
"Ebrei sono nostri fratelli maggiori"

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di Paola Lo Mele
Un appello alla pace nel mondo, il suggello della fratellanza tra ebrei e cattolici e la condanna di ogni forma di terrorismo. Questo il significato più profondo della visita di Papa Francesco, ieri, al Tempio Maggiore di Roma. Per la comunità ebraica è stato un evento da segnare sul calendario: Bergoglio é il terzo Papa ad andare in visita alla Sinagoga, dopo Giovanni Paolo II nel 1986 e Benedetto XVI nel 2010.




Per la zona del ghetto si è trattato di un giorno da sorvegliato speciale con tanto di “red zone”, lungotevere off-limits per diverse ore, e metal detector. Accolto dal presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello e dal presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna, il Pontefice è arrivato in Sinagoga in un clima amichevole con il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni. Storico l'abbraccio tra i due, in poco tempo ha fatto il giro del web.

Nel Tempio, dopo le strette di mano, i sorrisi e le battute, è arrivato l'atteso discorso: «Voi siete i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori nella fede - le parole del Santo Padre rivolte alla comunità ebraica - il Concilio ha tracciato la via: sì alla riscoperta delle radici ebraiche del cristianesimo, no ad ogni forma di antisemitismo. Conflitti, guerre, violenze ed ingiustizie aprono ferite profonde nell'umanità».

Poi, l'accorato appello: «La violenza dell’uomo sull’uomo è in contraddizione con ogni religione. Dobbiamo pregare Dio con insistenza affinché ci aiuti a praticare in Europa, in Terra Santa, in Medio Oriente, in Africa e in ogni altra parte del mondo la logica della pace». Secondo Gattegna, il presidente dell'Ucei, «appare chiaro che in questo difficile momento cristiani ed ebrei sono accomunati dallo stesso destino. Sono costretti a difendersi da spietati nemici, violenti e intolleranti, che stanno usando il nome di Dio per spargere il terrore compiendo i più atroci crimini contro l'umanità».

Quando, sul finire del suo intervento in Sinagoga, il Papa ha espresso la sua vicinanza agli ex deportati della Shoah, sopravvissuti ai lager nazisti, presenti nel Tempio, tutto l'uditorio si è alzato in una standing ovation per lui. Che ha voluto concludere il suo intervento proprio con il tipico saluto ebraico: «Shalom aleichem», ovvero «che la pace sia su di voi».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Gennaio 2016, 07:56
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