Allerta terrorismo, ecco il piano sicurezza
di Gabrielli in vista della Pasqua

Allerta terrorismo, ecco il piano sicurezza di Gabrielli in vista della Pasqua

di Paola Lo Mele
Dopo gli attentati di Bruxelles già si lavora ad un nuovo piano sicurezza per la Capitale. I controlli, rafforzati già nei mesi scorsi dopo l’allerta terrorismo, sono stati ulteriormente potenziati, con un occhio di riguardo alle imminenti festività pasquali.

Quindi: misure di sicurezza intensificate nelle stazioni ferroviarie, nelle metropolitane, negli aeroporti, nei luoghi simbolo della città e in quelli che saranno i punti di aggregazione nella settimana di Pasqua. A partire dalla via Crucis. «Abbiamo aumentato la presenza delle forze dell’ordine ed è allo studio l’implementazione dei contingenti militari. - ha annunciato ieri il prefetto di Roma Franco Gabrielli - Vedremo quello che il Governo ci metterà a disposizione. Credo che le parole del presidente del Consiglio e del ministro dell’Interno siano indicative di attenzione» alla città.

Riguardo al rischio attentati nella Capitale, Gabrielli è molto chiaro: «Siamo dentro una minaccia ma lo stiamo dicendo da tempo. Non ci sono segnali specifici» nella Città Eterna, ma «ciò non significa che dobbiamo stare sicuri o tranquilli. Dobbiamo continuare a vivere la nostra vita il più possibile normalmente. Questo è il modo per sconfiggere anche culturalmente questi signori che vogliono complicarci la vita. Poi dobbiamo accettare l’idea che questi fenomeni non avranno un tempo limitato, e noi italiani lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle per gli anni di piombo».

Gabrielli conferma che Roma è la città a cui si sta prestando più attenzione «in altre città non esiste un dispositivo così importante». Chiudere le frontiere? «Come ha detto ieri il presidente del Consiglio, anche se avessimo chiuso le frontiere non avremmo sortito nessun effetto contro gli attentatori del 22 marzo», risponde il prefetto, che per ora tende a scartare anche l’ipotesi di un’intelligence comune europea: «Lo scambio di informazioni e la cooperazione sta nelle cose, ma parlare di un’intelligence comune a me sembra una contraddizione in termini. Prima si fa l’Europa, non intesa come sommatoria di Stati, e poi si può immaginare un’intelligence complessiva».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Marzo 2016, 08:43
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