Oksana, decapitata a Roma, raccontava: "Nella
sua stanza c'è un arsenale, cosa devo fare?"

Oksana, decapitata a Roma, raccontava: "Nella ​sua stanza c'è un arsenale, cosa devo fare?"

di Raffaella Troili
Taciturno eppure cos esaltato. Solitario, sempre rintanato nel buio di quel seminterrato di lusso, davanti al computer, con in testa tanti sogni da esaltato: Andare a fare il mercenario, combattere, sopravvivere al deserto.



È questo il Federico che Giovanni Ciallella non conosceva, il volto oscuro di quell’uomo che da un paio di mesi si era messo in casa, in via Birmania, dove è avvenuta la mattanza di domenica mattina. Era stata Oksana Martseniuk, la povera colf decapitata da Leonelli, a metterlo in guardia. «Nella sua stanza c’è un arsenale, sta sempre a giocare con coltelli di ogni tipo, si veste da militare: come mi devo comportare? Mi chiedeva Oksana», racconta in compagnia della moglie Renata il manager, che siede nel consiglio di amministrazione di una società di consulenza con sede in centro.



Era molto preoccupata la donna, specie da quando era rimasta sola in quella villa enorme con quel tipo che passava il tempo sul computer. Contava i giorni, mancava poco a settembre, sarebbe tornata nel suo Paese, avrebbe rivisto il marito e i figli. Forse Oksana, entrando a pulire la stanza, aveva notato certe passioni di Leonelli. Tasselli che giorno dopo giorno la inquietavano. «Andava su internet, cercava siti israeliani dove sono in vendita coltelli e abbigliamento tattico». Mimetiche, giubbetti, anfibi, muscoli. Anche come andava vestito, tipo Rambo, turbava sempre più quella donna così mite che da un anno si occupava della casa di Ciallella.



TECNICHE DI LOTTA

«Sognava di fare il mercenario, di andare a combattere per soldi, per chi offriva di più». E sfoggiava tecniche di combattimento, mosse d’arti marziali, il Krav Maga, il corpo a corpo dell’esercito israeliano. Frasi folli, comportamenti e segnali raccolti da Oksana e girati al suo datore di lavoro. Comportamenti «da esaltato» che Ciallella non conosceva. «Non sapevo che era un tipo violento, che anche in famiglia era stato allontanato». Dettagli emersi pian piano. «Parlava di corsi di sopravvivenza nel deserto, negli ultimi tempi era sempre più strano, giocava con i coltelli, Oksana ci aveva avvisati». Era nella villa in via Birmania dall’inizio dell’estate, Ciallella si fidava di lui, avevano avuto rapporti di lavoro in passato, entrambi erano esperti di informatica.



SITUAZIONE PRECIPITATA

«Ma non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, non avevo sospetti su di lui quando l’ho ospitato e lasciato da solo in casa mia». In cambio dell’ospitalità Federico controllava la villa, stava anche facendo dei piccoli lavori di manutenzione. Negli ultimi giorni la situazione deve essere precipitata, Oksana era terrorizzata, la convivenza impossibile anche se i due vivevano in zone diverse della villa di tre piani, piscina e casetta pensile in legno immersa nel verde. La colf sempre discreta, temendo di disturbare Ciallella aveva inviato un sms. Forse hanno discusso, forse lei ha fatto scoprire le sue mosse, i suoi timidi sos, questo può avere scatenato la rabbia omicida. Ciallella è sconvolto. La sua casa è sequestrata, teatro di un agghiacciante omicidio: la colf fidata che non dava confidenza a nessuno, parlava poco e solo della sua famiglia, decapitata con una mannaia. E il suo ospite ucciso dai poliziotti mentre brandiva una mannaia.
Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Agosto 2014, 11:51