Ebola, la moglie del medico ricoverato a Roma:
"Ci sentiamo via sms, ora basta circo mediatico"

Ebola, la moglie del medico ricoverato a Roma: ​"Ci sentiamo via sms, ora basta circo mediatico"

di Lorena Loiacono
«A noi interessa solo sapere come sta». Così ieri la moglie del medico 50enne di Catania, che ha contratto il virus Ebola ed è ora ricoverato allo Spallanzani in malattie infettive, ha spiegato le sue ragioni cercando di tutelare la riservatezza della famiglia.





La donna, insieme alle figlie, è rimasta a casa nella città di Enna anche perché per il momento sarebbe impossibile incontrare il marito Fabrizio.

«Mio marito – spiega infatti - comunica con noi con sms, non abbiamo ancora sentito la sua voce. E questo potrebbe significare che ancora non sta bene. Siamo preoccupate per questo e speriamo di poterlo vedere al più presto. Siamo in contatto con la Farnesina e il ministero della Salute che ci tengono aggiornati».



L'uomo, alla sua prima missione in Sierra Leone con Emergency, è arrivato in Italia all'alba con un Boeing Kc 767 del 14/o Stormo dell'Aeronautica militare a Pratica di Mare, dopo aver sostenuto un viaggio di sei ore rimanendo sempre sotto controllo: «Alla partenza dalla Sierra Leone – hanno spiegato i medici - il paziente presentava condizioni di stabilità clinica e all'arrivo allo Spallanzani le condizioni permanevano stabili».



Ora al fianco del paziente è stato schierato un team di alto livello, tutto personale volontario ma altamente qualificato. Si tratta di una task force di 30 esperti di cui 15 medici e 15 infermieri: «Sono organizzati su diversi turni – ha spiegato il direttore scientifico dell'istituto Giuseppe Ippolito - si tratta di personale infermieristico volontario, ma scelto per precise competenze». Intanto il personale dell'ospedale si dice sereno: «Non abbiamo paura – spiegano infermieri e biologi – anche perché questo paziente è totalmente isolato e comunque fuori dai nostri contatti».



Al contrario ieri, lungo via Portuense, non si parlava d'altro: tra chi ha visto passare il cordone di sicurezza, che scortava l'ambulanza proveniente dall'aeroporto, e chi invece teme che il virus possa venire a contatto con gli abitanti. «I pazienti tante volte escono dall'ospedale e vengono qui con la mascherina sul volto – spiegano fuori da un bar – che ne sappiamo se possiamo stare sicuri?».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Novembre 2014, 09:31
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