Colf decapitata a Roma, parlano i poliziotti:
"Abbiamo sparato al killer per difenderci"

Colf decapitata a Roma, parlano i poliziotti: ​"Abbiamo sparato al killer per difenderci"
ROMA - Abbiamo sparato quando si lanciato contro di noi, col coltello in pugno. Ci voleva un attimo a raggiungerci. Nessuno di noi due aveva mai fatto fuoco prima d'ora, se non al poligono in allenamento. Michele è anche tiratore sportivo e chiedergli perchè mai non abbia mirato alle gambe è superfluo: a due metri di distanza, con la paura di essere uccisi e l'adrenalina a mille non si mira: si spara al bersaglio grosso e basta. Per salvarsi o per salvare altre vite». Così, in un'intervista a Repubblica, Danilo e Michele, i due poliziotti che hanno fatto fuoco contro Federico Lionelli, l'uomo che ha decapitato la colf in una villetta romana.



«Era in piedi, nel buio, e rantolava. La donna era già morta ma lui imitava i suoi gemiti. Aveva un coltellaccio in mano, i capelli lunghi, un paio di occhiali protettivi sul viso. Faceva paura, alto quasi due metri, robusto, lordo di sangue. Il nostro primo pensiero è stato per il pompiere che, in quel momento, stava forzando la porta. Era chiarissimo che Leonelli si preparava a uccidere chiunque fosse entrato in quella stanza», raccontano i due poliziotti. Quando la porta si è aperta «abbiamo urlato al pompiere: via, via, scappa. L'uomo si è avventato contro il pompiere e ha cercato di pugnalarlo. Poi, fulmineamente, è uscito in giardino. C'erano altri vigili, medici, barellieri. Abbiamo gridato a tutti di allontanarsi. Lui si è messo di spalle a un'auto parcheggiata poco distante», proseguono i poliziotti.



«Urlava: andate via, lasciatemi andare. Siamo avanzati con le armi in pugno fino a quando non c'era nessuno sulla linea di tiro. Abbiamo gridato: butta il coltello, butta il coltello. Un nostro collega si è avvicinato di lato e l'ha colpito col manganello, tentando di disarmarlo. Lui non ha neanche avvertito i colpi».
Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Agosto 2014, 11:31
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