Campidoglio, rivolta dei consiglieri M5S sui maxistipendi: "Tagli o ci dimettiamo"

Campidoglio, rivolta dei consiglieri M5S sui maxistipendi: "Tagli o ci dimettiamo"

di Fabio Rossi

L'affondo su nomine e stipendi, adesso, arriva dal mini-direttorio M5s. Pronto anche a mollare Virginia Raggi qualora, come sembra, decida di tirare dritto sulla sua strada salvando tutte le sue scelte, da Salvatore Romeo a Raffaele Marra. Oggi la struttura romana del movimento - creata nella Capitale sulla falsariga del direttorio nazionale, con l'obiettivo di supportare l'attività della sindaca - busserà alle porte del Campidoglio, per incontrare la stessa Raggi e convincerla a trovare una mediazione che vada incontro ai desideri della base grillina, che su questo fronte vuole una netta rottura rispetto al passato. Si parlerà di linea politica e di attuazione del programma, quindi, ma soprattutto di stipendi.

LE RICHIESTE
In soldoni, si chiederà alla prima cittadina di cominciare subito a tagliare i compensi di Romeo, capo della segreteria politica di Virginia Raggi, destinato a guadagnare 120 mila euro lordi annui, per continuare con Andrea Mazzillo (88 mila lordi), finito al centro delle rimostranze di alcuni esponenti pentastellati per la sua passata vicinanza al Pd. Quindi la matassa legata al nome di Marra, dirigente con trascorsi nelle amministrazioni Alemanno e Polverini, inizialmente scelto dalla sindaca come vice capo vicario di Gabinetto e poi scartato per questo ruolo su pressione della base M5s. Sa la Raggi dovesse arroccarsi sulle sue decisioni, potrebbero arrivare le clamorose dimissioni degli esponenti del mini-direttorio, che dalla composizione originaria ha già perso Roberta Lombardi: a partire da Paola Taverna, la più infuriata con la sindaca per la gestione del pacchetto delle nomine, pronta a sbattere la porta e a «lasciare andare Virginia per la sua strada». L'alternativa allo scioglimento sarebbe il coinvolgimento nello stesso organismo di consigliere comunale di prima fascia, probabilmente il capogruppo Paolo Ferrara o il presidente dell'Aula Marcello De Vito, per fare da catena di trasmissione diretta tra il mini-direttorio e assemblea capitolina, bypassando di fatto la giunta.
 
LA RIUNIONE
Per capire che aria tiri tra i Cinque stelle bastava affacciarsi, ieri sera, all'assemblea del gruppo consiliare pentastellato, iniziata con forte ritardo e svoltasi rigorosamente a porte chiuse (e senza streaming). All'incontro, ufficialmente convocato per discutere della ripresa dei lavori in aula Giulio Cesare dopo la pausa estiva, si sono presentati anche la Taverna e Stefano Vignaroli. Il tema caldo, ovviamente, è quello dei maxi-stipendi: molti consiglieri hanno esposto pubblicamente le proprie lamentele. La situazione più discussa è quella di Romeo, funzionario di Roma Capitale che ha chiesto l'aspettativa e che la Raggi ha nominato a capo della segreteria politica, con un stipendio che è circa tre volte a quello che prendeva prima. Ma proprio perché dipendente interno non potrebbe essergli conferito un incarico di quel tipo, sulla base dell'articolo 90 del testo unico degli enti locali. Tutto ciò mentre arrivano conferme sulla prossima nomina di Eric Sanna, che viene dall'Istat come il vice sindaco Daniele Frongia (del cui staff farà parte), e che dovrebbe anch'egli guadagnare 88 mila euro lordi annui.

LO STOP
La sindaca, però, resiste. Sia su Romeo, per il quale è però in corso un tentativo di mediazione da parte dell'assessore al bilancio Marcello Minenna. E sia, almeno in parte, su Marra: non farà parte dello staff ristretto della sindaca, ma avrà comunque «un ruolo di rilievo», che dovrebbe essere la direzione del dipartimento capitolino sul personale. Un ufficio che ha in mano, peraltro, la patata bollente dell'accordo ancora da chiudere sul salario accessorio dei 23 mila dipendenti di Palazzo Senatorio.
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Agosto 2016, 09:31
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