Lotti, battaglia in Senato sulla sfiducia

Sfiducia a Lotti, battaglia in Senato
Clima incandescente, toni infiammati, ma nessuna sorpresa sui numeri. Così si annuncia oggi il passaggio della sfiducia al Senato al ministro Luca Lotti sul caso Consip. I Cinque stelle vanno all'attacco, accusando Matteo Renzi di una «doppia morale» per salvare il suo braccio destro. Il Pd ribalta l'accusa: il M5s è «garantista a giorni alterni».

Ma il fronte più caldo è quello che vede contrapposti i Dem agli ex compagni di partito di Mdp. Non solo, infatti, hanno presentato una mozione per chiedere la sospensione del ministro, ma nel giorno in cui è stata fissata
la data del referendum sui voucher, danno «ultimatum» al governo. Ma così, avverte il Pd, rischiano di farlo cadere.
Di voucher Paolo Gentiloni in serata parla ai deputati Pd riuniti in assemblea: lo hanno invitato qualche settimana fa i capigruppo e il premier sarà questa settimana alla Camera, la prossima al Senato. E lì darà indicazioni sui temi parlamentari al centro dell'agenda dei prossimi mesi: dal biotestamento a Def e 'manovrinà, che l'esecutivo dovrà varare ad aprile o al massimo ai primi di maggio. È quest'ultimo il fronte sul caldo, se si considera che Renzi ha detto un 'nò secco all'ipotesi di aumento dell'Iva e ha espresso «dubbi» anche sull'idea di Gentiloni di tagliare il cuneo fiscale. Se si considerano poi i paletti messi da chi, come Matteo Orfini, ha detto no alle privatizzazioni, è intuibile quanto sia delicato in questa fase il confronto tra gruppi Dem e governo. Su Lotti, invece, la linea è stata scandita a più riprese e non ammette subordinate: fiducia nel ministro, nessuna richiesta o ipotesi di dimissioni.
Lotti interverrà prima del voto in Aula per respingere le accuse del M5s. Il suo, secondo fonti Pd, sarà un intervento
breve, chiaro e netto. Per ribadire che è «totalmente estraneo» alla vicenda Consip e soprattutto che non hanno alcun fondamento alcune delle 'imputazionì che i Cinque stelle elencano nella loro mozione, in alcuni casi citando indiscrezioni di stampa. Il ministro, che in serata lima il suo discorso in treno, di ritorno da appuntamenti istituzionali in Trentino Alto Adige (su Facebook scrive di «impegno e passione nello sport»), spiegherà di non aver mai rivelato segreti d'ufficio né conosciuto Romeo. Tra l'altro, sottolineano senatori Pd, l'inchiesta risale a tre mesi fa: perché non hanno presentato la sfiducia allora?

In Aula a difesa di Lotti interverranno Andrea Marcucci e Daniele Borioli e poi, in dichiarazioni di voto, Luigi Zanda. E potrebbero citare il codice di comportamento approvato dai Cinque stelle a inizio anno, mentre era in corso la vicenda Raggi: lì M5s sostiene che le dimissioni non sono automatiche dopo un avviso di garanzia. La doppia morale M5s viene additata nel pomeriggio anche dal tesoriere Francesco Bonifazi (ritwittato da Renzi) che pubblica la memoria difensiva di Beppe Grillo in un processo in cui il Pd lo accusa di diffamazione: il leader M5s declina ogni responsabilità sul blog, «vergogna». Ma il polverone politico, che rischia di protrarsi dalla mattina quando si voterà con la fiducia la riforma del processo penale, preoccupa più dei numeri sul caso Lotti. A Palazzo Madama, infatti, secondo i calcoli dei Dem domani i «no» alla sfiducia dovrebbero essere tra i 148 e i 150, contro gli 86 sì dei Cinque stelle. I voti contro la sfiducia potrebbero salire se i verdiniani di Ala decidessero di restare in Aula, ma tra i Dem c'è chi auspica che lascino l'emiciclo, per non dare l'impressione che il ministro venga aiutato da Verdini.
Usciranno invece dall'Aula Forza Italia e i 14 bersaniani di Mdp. Ma è contro gli ex Dem (Bersani vede Giuliano Pisapia in giornata per provare a costruire un percorso comune), che i dirigenti Pd sono molto irritati. Anche se non voteranno la sfiducia a Lotti, hanno presentato una mozione per sospenderne le deleghe: «Un atteggiamento molto singolare da parte di una forza di maggioranza...», afferma Lorenzo Guerini. Dai numeri del Senato domani emergerà probabilmente che sono determinanti per la maggioranza ma, sottolineano i renziani, non possono pensare di condizionare governo e Pd su ogni argomento, come sembrano voler fare sui voucher. «Noi andiamo avanti per la nostra strada - afferma un deputato - se faranno cadere Gentiloni, se ne assumeranno la responsabilità». 

 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Marzo 2017, 08:46
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