Berlusconi: "Alfano attaccato alla poltrona,
le tv contro di me. Non lascio il Milan" -Foto
di Alessandra Severini
In tv Berlusconi va per spiegare la sua «crociata di libertà» diretta a realizzare «non un partito», ma una «grande coalizione di tutti i moderati d'Italia», una sorta di «comitato elettorale». Il problema è che lui, per «ostacoli giudiziari e anagrafici» non potrà fare il leader, ma al massimo «dare una spinta» e che un «erede ancora non si è fatto vivo».
Senza grosso mordente, il Cav attacca Renzi che ottiene consenso perché «fa 6 ore a settimana di tv» e che «ha fatto tante cose che non hanno influito sul benessere degli italiani». Più duro con gli ex delfini, da Fini ad Alfano fino a Fitto, «professionisti della politica» che agiscono solo «per loro tornaconto, ma sono destinati a finire nel nulla». Per il ministro dell'Interno, anzi la critica raddoppia: «Diciamo che è attaccato alla poltrona con un forte affetto».
Matteo Salvini dice che se la Lega risulterà la seconda forza politica dopo il Pd alle regionali della prossima settimana «si candiderà alla guida di questo paese». Per Berlusconi invece, anche la crescita del consenso del leader del Carroccio va imputata alla forte presenza in televisione, ma neanche Salvini è l'erede giusto per guidare i moderati. C'è il tempo per rivendicare di aver avuto un ruolo decisivo nella «decadenza di Grillo, un pericolo scampato poiché in Parlamento i suoi non contano nulla». Un sorriso più rilassato arriva solo quando si parla di calcio. Il Cav sottolinea di «non voler lasciare il Milan» ma di esser alla ricerca di «qualcuno che condivida con me i finanziamenti per farlo tornare protagonista».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Maggio 2015, 13:52
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