Banche, in Senato no alle mozioni di sfiducia.
Renzi: "Conflitto interessi della Boschi non esiste"

Respinte le mozioni di sfiducia. Renzi: "Nessun conflitto d'interessi"
ROMA - Matteo Renzi supera le mozioni di sfiducia presentate al Senato da Forza Italia e dal Movimento 5 Stelle in relazione alla vicenda banche. Per la prima, i "no" sono stati 178, 101 i si, un astenuto. Per la seconda, i voti contrari sono stati 174, 84 i si, un astenuto.

Il dato più vistoso nella bocciatura delle due mozioni di sfiducia al governo da parte del Senato, è sicuramente l'assenza in aula di numerosi deputati delle opposizioni, soprattutto di Fi, che non hanno quindi sostenuto nemmeno la mozione presentata dal loro gruppo. Assenze che hanno reso ininfluente i voti dei senatori di Ala e di Fare!, che comunque hanno votato contro le mozioni di sfiducia, compiendo sul piano politico un ulteriore passo di avvicinamento alla maggioranza. Nei manuali di diritto parlamentare e di scienze politiche si spiega che fanno parte della maggioranza i gruppi che votano la fiducia al governo.

Oggi Ala, il gruppo che fa capo a Denis Verdini, e Fare!, il Movimento di Flavio Tosi che conta tre senatrici, non hanno compiuto questo passo ma hanno votato contro una mozione di sfiducia presentata da altri gruppi, una di Fi-Lega ed una di M5s. Ma l'avvicinamento politico verso il governo, specie di Ala, è stato reso evidente dalla dichiarazione di voto di Manuela Repetti, che ha messo in guardia il centrodestra dalla «delegittimazione permanente dell'avversario», la stessa subita da Berlusconi. «Oggi il centrodestra vuole ripetere lo stesso schema di delegittimazione - ha detto -, sebbene la sinistra sia cambiata. Ma non possiamo fare certo finta che il PD con l'arrivo del prima segretario e ora presidente Renzi non sia cambiato!».

In ogni caso la mozione di Fi è stata respinta con 178 voti e quelli di Ala (16 su 18 del gruppo) e Fare (2 su 3) non sono stati determinanti, visto che i voti a sostegno della sfiducia sono stati solo 101. Vistose le assenze tra gli «azzurri»: solo 32 senatori su 41 hanno appoggiato la mozione contro il governo. Non ha meravigliato il non voto di Barnabò Bocca o Riccardo Villari, che avevano votato per le riforme, ma quelle di parlamentari come Niccolò Ghedini o Nitto Palma, presenti nel Palazzo hanno colpito. E vuoti si sono notati negli altri gruppi di centrodestra (Lega, Gal, Conservatori), M5s e Sel. Visto l'andamento del primo voto, nella chiama sulla mozione di M5s, i numeri si sono abbassati da ambo le parti, ma soprattutto nelle opposizioni. Per esempio all'ex presidente Giorgio Napolitano non è stato chiesto di rimanere per esprimere il suo «no».

La sfiducia ha ottenuto solo 84 voti, mentre contro (e a favore del governo, quindi) si sono espressi 174 senatori. Nelle dichiarazioni di voto, notando le assenze tra i banchi delle opposizioni, il capogruppo del Pd Luigi Zanda aveva attaccato parlando di «crisi» delle opposizioni: «Subiscono scissioni piccole, grandi e grandissime; da un partito ne nascono quattro; perdono senatori a decine, ma su tutto questo non c'è mai una loro riflessione pubblica, una parola di ripensamento, qualche domanda e qualche risposta».



La giornata. Oggi a Palazzo Madama si sono votate le due mozioni di sfiducia al governo, quella di Fi-Lega e quella del M5S. «Se ci volete mandare a casa per il decreto sulle popolari fatelo - ha detto Renzi intervento sulla mozione di sfiducia in Senato - Noi siamo orgogliosi per una riforma che da 25 anni andava fatta e fu tentata da Ciampi e da Draghi. Se fosse stata fatta a fine anni 90 in tante parti di Italia, a cominciare dal nord est, avremmo evitato le scene di questi ultimi 15 anni in termini di contiguità tra il sistema del credito e politica». «La mozione di Lega e Fi presenta piccoli refusi nelle date per il copia incolla da un articolo di un quotidiano quanto mai lontano dalla vostra storia: ci sono gli stessi refusi in due editoriali del Fatto quotidiano e la mozione di Lega e Fi». «È un fatto positivo: c'è finalmente dialogo tra le due parti, ci abbiamo lavorato da una vita... Magari la prossima volta controllate i refusi però».

Caso Etruria. «Si legge nel testo della mozione di sfiducia che il decreto sulle popolari imponeva la trasformazione e quotazione di Banca Etruria: ma di tutte le banche interessate dal decreto di gennaio l'unica banca già quotata era Banca Etruria», aggiunge il premier - Su Etruria si sta giocando una strumentalizzazione politica comprensibile, alla quale siamo totalmente abituati e che non ci fa paura, ma totalmente slegata dalla realtà». «Questo governo ha commissariato la Banca Etruria come ha fatto con altre banche senza avere alcun riguardo per nomi e cognomi» perchè «per noi non ci sono amici o amici degli amici» e la «dimostrazione sta nel fatto che Banca Italia ha sanzionato i familiari di un ministro e sta nel fatto che non c'è stato un solo avvenimento che possa far parlare di conflitto di interessi» del ministro Boschi.

«Voi siete divisi e siete sempre meno, si conteranno i no ma i sì sono sempre meno perchè tra di voi esiste una grande divisione. Noi attendiamo con pazienza che tra i moderati del centrodestra si torni ad un linguaggio non di contrapposizione ideologica». Così poi Matteo Renzi rivolgendosi al senatore di Forza Italia Marin.

«In questo paese chi ha sbagliato paga e chi paga non lo decidete voi ma i giudici, nel primo, secondo, terzo grado di giudizio. E il quarto grado non è un blog dell'illuminato...».

«Io non dico da che pulpito, sarebbe semplice, vi sto dicendo non c'è alcun conflitto d'interesse ma il tentativo con quel decreto di salvare 1 milione di correntisti e 7mila stipendi. Se ci volete mandare a casa fatelo ma noi non avremmo mai distrutto pezzi di economia per fare una battaglia politica contro il governo. Prima delle beghe politiche c'è l'Italia».

«Andrete avanti ancora ad attaccarvi a ogni pezzettino di fango ma aggrappatevi al vostro fango, tenetevi le vostre polemiche. Noi andiamo avanti pensando all'Italia e la lasceremo meglio di come l'abbiamo trovata», ha infine detto il premier chiudendo il suo intervento di replica alle mozioni di sfiducia sulle banche presentate dai partiti di opposizione al Senato.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Gennaio 2016, 22:37
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