Lo scafista albanese latitante dal 2006
era a Milano: fermato dai carabinieri

Lo scafista albanese latitante dal 2006 era a Milano: fermato dai carabinieri

di Salvatore Garzillo
Nel 2004 era al timone di un barcone partito dall’Albania per raggiungere le coste italiane. Era gennaio, il mare forza cinque, e nelle acque gelide del canale d’Otranto morirono in 21. Solo nove riuscirono a salvarsi, sei dei quali era scafisti, e uno di loro era l’uomo che pilotava la barca: Elton Tafiri, oggi 38enne.

Nel 2006 il tribunale di Valona lo ha condannato in via definitiva a 25 anni di carcere ma da allora ha vissuto da fantasma riuscendo a evitare la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare. Fino a martedì sera, quando ha avuto la sfortuna di incrociare in piazza Tirana (il destino ha il senso dell’umorismo) un carabiniere estremamente solerte. Il militare lo ha fermato perché “a sensazione” gli dava l’impressione di avere qualcosa di sospetto, ha guardato con cura il passaporto e la patente di guida greche, entrambi documenti falsi con un nome fasullo ma fatti così bene da poter ingannare anche uno sguardo attento.

Tafiri ha sempre avuto un atteggiamento educato, ha anche mostrato un permesso di soggiorno italiano scaduto e un altro in attesa di rinnovo, ma questo non è bastato per cancellare il dubbio del maresciallo che alla fine ha deciso di portarlo in caserma per ulteriori accertamenti. «Pur di sembrare in regola ha acquistato sul mercato nero anche quello scaduto - spiega un investigatore - in genere viene ritirato al momento del rinnovo ma lui ha giocato sulla nostra scarsa conoscenza della procedura in Grecia».

La verifica delle impronte digitali e il confronto fotografico in collaborazione con l’Interpol ha svelato la vera identità dell’uomo. Tafiri è stato accompagnato a San Vittore in attesa di essere estradato in un carcere albanese per scontare i suoi 25 anni. Alle autorità ha spiegato che quella notte si è salvato nuotando per dodici miglia fino alla riva più vicina. Un racconto a cui nessuno ha creduto perché la temperatura dell’acqua non gli avrebbe lasciato scampo. L’ipotesi più credibile è che lui e gli altri superstiti siano stati salvati da un’altra barca che faceva quella stessa rotta.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Aprile 2016, 09:48
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