Maroni: “Sì ai Cie, ma regole da rivedere”. Ed è polemica con la Cei
di Elisa Straini
Il presidente della Regione Roberto Maroni anticipa quella che è la linea della Lombardia sui Centri di identificazione ed espulsione per stranieri irregolari che il ministro dell'Interno Marco Minniti vuole ripristinare in ogni Regione.
E respinge le critiche arrivate invece dal segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino che ne ha bocciato la formula e ha invitato a rivederne le caratteristiche. Secondo il governatore è infatti ridicolo paragonare le strutture a una sorta di prigione. «I Cie ha scritto ieri replicando su Facebook - li avevo inventati io: sono centri chiusi dove gli immigrati clandestini devono essere rinchiusi e detenuti in sicurezza, per poterli identificare ed espellere. Non per accoglierli in villeggiatura a spese nostre, come vogliono i soliti buonisti. Se non sono fatti così non servono a nulla».
Con il Governo la questione sarà affrontata il 19 gennaio, durante la Conferenza Stato - Regioni, ma intanto, ieri, l'ex leader leghista ha messo dunque in chiaro quali siano, a suo parere, le condizioni necessari per riaprire strutture sul territorio. Prima del 19 gennaio inoltre si incontrerà anche con i presidenti di Veneto e Liguria, Luca Zaia e Giovanni Toti per ribadire una posizione comune sull'immigrazione delle Regioni del Nord guidate dal centrodestra, sulla falsariga del documento che i tre avevano già condiviso i mesi scorsi.
«Con il governo precedente non avevamo avuto nessuna risposta - ha detto Maroni - ora tenendo conto della disponibilità del ministro Minniti, vogliamo dare il nostro contributo».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Gennaio 2017, 09:19
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