Centrodestra, l'ex sindaco Albertini capolista:
"Basta Area C, modello Merkel per i profughi"

Centrodestra, l'ex sindaco Albertini capolista: "Basta Area C, modello Merkel per i profughi"

di Simona Romanò
Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano, senatore di Area Popolare, si è gettato a capofitto nell’avventura delle amministrative. È uno dei maggiori sostenitore di Stefano Parisi, che è stato suo city manager, ed è capolista della Lista civica Parisi per una Milano Unica.

Gabriele Albertini, cosa si aspettano i milanesi dal futuro sindaco?
«Di essere liberati da vincoli e meccanismi interdittivi che l’amministrazione di Giuliano Pisapia ha ampiamente promosso. Noi, invece, ci basiamo su regole certe anti-corruzione, ma grande apertura al mondo degli investimenti da parte dei privati».

Quale stile di governo per Milano?
«Basato su due pilastri: imprenditorialità per valorizzare il territorio e legalità garantita dai patti d’integrità. Un’azienda s’impegna a non partecipare a bandi del Comune qualora sia dimostrata la sua “slealtà” e i suoi trascorsi truffaldini».

Perché interrompere l’era del centrosinistra?
«Perché si appropriano di successi non loro, hanno svilito l’attività economica, sono stati troppo tolleranti con centri sociali e occupazioni abusive e per la spesa pubblica inefficiente».

Il prossimo sindaco deve affrontare da subito l’emergenza profughi con l’ondata estiva.
«Chiediamo un Tavolo con il governo e seguiamo l’“Ein-euro-job” della Merkel. Anziché assistere e mantenere i profughi, integriamoli dando loro un lavoro utile alla città, come la pulizia dei graffiti o dei parchi. Un euro al giorno in cambio di corsi d’italiano e educazione civica».

Cosa pensa di Area C?
«La metterei nel cassetto, optando per il Road pricing: un ticket per accedere nella Cerchia dei Bastioni, proporzionato alle dimensione dei veicolo, da pagare solamente nelle ore di punta, più trafficate, indicate da sensori stradali e telecamere. Sarebbero esenti i milanesi».

I cittadini chiedono più impegno per il welfare. Come non deluderli?
«Partendo dall’idea che i servizi non devono essere erogati solo dal pubblico. Tante le realtà no profit che se aiutate dal Comune sarebbero più efficienti. Un esempio? L’amministrazione spende 3 milioni per 1380 pasti al giorno ai bisognosi, mentre le associazioni benefiche ne somministrano 56mila, ricevendo un contributo di 90mila euro all’anno».

Cosa contraddistingue Stefano Parisi dall’avversario del centrosinistra Giuseppe Sala?
«Per la credibilità, il curriculum più autorevole, la capacità di “fare”: entrambi sono stati City Manager del Comune, ma è merito di Parisi se Milano è la città più cablata d’Europa o il Patto del lavoro. Non ricordo, invece, cosa abbia realizzato Sala».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Maggio 2016, 09:05
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