Yara, doccia fredda per Bossetti.
I giudici dicono no alla perizia sul Dna

Yara, doccia fredda per Bossetti. No dei giudici alla perizia sul Dna
I giudici della Corte d'Assise di Bergamo hanno respinto le richieste di perizia sul Dna e sull'allineamento delle telecamere di sorveglianza chieste dalla difesa di Massimo Bossetti. Il processo pertanto prosegue. I giudici della corte d'assise di Bergamo non hanno accolto la richiesta di perizio presentata dalla difesa di Massimo Bossetti ritenendo «non decisivo ogni ulteriore accertamento» sul punto nell'ambito del dibattimento. È invece stato ritenuto «superfluo» l'accertamento chiesto dalla difesa sulle telecamere che avrebbero ripreso il furgone di Bossetti il giorno della scomparsa di Yara. 

I giudici della Corte d'assise di Bergamo hanno deciso che, come chiesto dai difensori, debba essere acquisita l'intera corrispondenza tra il muratore di Mapello e una detenuta del carcere di Bergamo che si chiama Gina. Il pm aveva chiesto l'acquisizione solo di alcune delle missive ma i difensori hanno chiesto entrino nel processo tutte quante perché queste vanno «contestualizzate». Alcune delle lettere contengono dei passaggi giudicati dall'accusa scabrosi e con riferimenti alle ricerche a sfondo pornografico contenute nei computer sequestrati all'imputato. Secondo la difesa, invece, il contenuto delle lettere non ha alcuna attinenza con quelle ricerche.

SENTENZA A META' GIUGNO Potrebbe arrivare a metà giugno la sentenza per Massimo Bossetti, imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Respinta la richiesta di perizie, la Corte ha disposto che il 13 maggio prenda la parola il pm Letizia Ruggeri, poi la parte civile e i difensori in un calendario che si conclude il 10 giungo. Dopodiché è prevista la Camera di consiglio per emettere il verdetto. 

GIORNATA CRUCIALE Oggi era una giornata cruciale per il destino giudiziario di Massimo Bossetti, imputato a Bergamo per l'omicidio di Yara Gambirasio. La corte d'Assise presieduta dal giudice Antonella Bertoja, doveva dire sì o no alla perizia sul Dna richiesta dalla difesa.  Il pilastro dell'accusa -la prova scientifica che per il pm Letizia Ruggeri inchioda Bossetti per l'omicidio della 13enne di Brembate- veniva messa in forse dai legali, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, che parlano di anomalie rispetto ai risultati scientifici raccolti sui leggings e sugli slip della vittima che riportano alla traccia genetica di 'Ignoto 1' identificato poi come Massimo Bossetti. 

Se i consulenti dell'accusa sostengono che il confronto è stato fatto a regola d'arte, escludendo qualsiasi errore o contaminazione nel corso degli esami sul Dna, per i difensori non vi è alcun dubbio di come, nel corso del dibattimento in aula, «le stesse indagini sul Dna abbiano mostrato risultati anomali e contraddittori».  Per i legali di Bossetti c'è una palese incongruenza: il Dna mitocondriale (che identifica la linea di ascendenza materna) non corrisponde a quello dell'imputato.
L'assenza del Dna mitocondriale invalida la prova e anche il Dna nucleare -nella traccia mista del Dna di Yara e di Ignoto 1 trovata sugli indumenti della vittima- presenta «numerosi problemi».

 


Sarà la corte a decidere se respingere, accogliere in tutto o in parte la richiesta della difesa. Nel primo caso si andrebbe spediti verso la richiesta di ergastolo per Bossetti, in carcere dal 16 giugno 2014.  I giudici potrebbero affidare a un proprio esperto il compito di rivedere le analisi attraverso gli atti, senza toccare i reperti; di fatto sarebbe un'apertura parziale nei confronti dei dubbi sollevati sul Dna da parte della difesa. Oppure i giudici potrebbero concedere una perizia che di fatto consentirebbe per la prima volta l'accesso agli indumenti della vittima da parte della difesa. Il tutto per verificare le tracce attribuite all'imputato ma anche se ce ne sono delle altre «visto che -sostengono i difensori - sono state cercate a campione». 

La scelta della corte di accogliere, in parte o in tutto, le richieste dei legali di Bossetti allungherebbe i tempi della giustizia e metterebbe in evidenza i dubbi della giuria rispetto a temi scientificamente complessi.  La nomina dei periti a cui affidare l'incarico farebbe slittare la sentenza di primo grado a dopo l'estate. I difensori hanno chiesto anche una perizia medico legale per capire le cause, il momento esatto della morte e quanto il corpo della 13enne è rimasto nel campo di Chignolo d'Isola (dove fu trovato il 26 febbraio 2011); richiesto l'allineamento dell'orario delle tre telecamere (due di una ditta e la terza di un chiosco) che la sera della scomparsa di Yara (26 novembre 2010) inquadrano il presunto furgone del muratore di Mapello; altre perizie riguardano invece le fibre e le sferette metalliche trovate sul corpo e gli indumenti della vittima. 

Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Aprile 2016, 17:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA