"Aveva paura del suocero e girava armato", e ha ucciso la moglie. Rabbia dei parenti al funerale di Stefania -Foto/Video

Video

di Mary Liguori
Aveva paura del suocero, perciò usciva di casa armato. Il padre di Stefania «lo minacciava continuamente» e, durante una delle liti, avrebbe anche «esploso un colpo di pistola». Di quelle minacce c'è una traccia tangibile. Non solo la denuncia che l'uxoricida ha sporto contro il suocero venerdì 14 ottobre, ma anche dei file che questa mattina verranno depositati dalla difesa di Carmine D'Aponte, il 33enne in carcere da tre giorni con l'accusa di avere ucciso la moglie, Stefania Formicola.

L'avvocato Antonio Verde porrà all'attenzione del giudice dei file registrati con uno smartphone. Audio nei quali si sente il padre della vittima inveire contro D'Aponte e fare riferimento alle pistole, il tutto alla presenza di uno dei due bambini della coppia.



Questa mattina alle nove, il 33enne sarà dinanzi al gip di Napoli Nord, Fabrizio Finamore, e spiegherà i suoi perché, e il contesto dentro il quale è maturato l'ennesimo delitto di genere. E la difesa chiederà al gip di analizzare la telefonata al 118, quella che D'Aponte ha fatto subito dopo avere sparato alla moglie. «C'è stato un incidente, aiutateci», avrebbe detto. Carmine e Stefania, secondo la versione difensiva, mercoledì mattina avevano fatto pace, per questo la donna aveva accettato di dargli un passaggio. D'Aponte respinge con forza ciò che la famiglia di lei ha sostenuto in questi giorni: non ha mai maltrattato sua moglie, e lei assumeva un atteggiamento diverso a seconda se fosse o no in presenza dei genitori «che la plagiavano al punto che le nostre liti erano solo il frutto della loro ingerenza e lei mi chiedeva di sopportare in silenzio». Cene familiari «negate», il suocero che si comportava come se fosse stato lui il padre dei bambini. E, mercoledì mattina, a Sant'Antimo, quel colpo «è partito accidentalmente non dopo una lite - sempre la tesi difensiva - ma quando Stefania ha visto l'arma e ha tentato di toglierla dalle mani del marito». D'Aponte lo spiegherà oggi al gip.
 
 


Per l'inchiesta della procura di Napoli Nord l'udienza di convalida costituisce un punto di snodo. Sarà finalmente chiara la linea difensiva, la tesi con la quale D'Aponte cercherà di evitare l'ergastolo. Perché, così come impacchettato dal pool inquirente diretto dal procuratore Francesco Greco, il quadro accusatorio punta al massimo della pena: il 33enne è sottoposto al fermo del pm per omicidio volontario aggravato dai maltrattamenti, ed è proprio la circostanza aggravante che determinerebbe, se conservata nelle varie fasi processuali, l'entità massima della condanna. Ma, per ora, le contestazioni sono in una fase ancora fluida. Andranno a solidificarsi in una direzione piuttosto che nell'altra nel corso delle prossime settimane, quando la procura disporrà ulteriori accertamenti a corredo di un teorema che si presenta in ogni caso già solido.

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 22 Ottobre 2016, 09:55
© RIPRODUZIONE RISERVATA