Uccide i genitori per un brutto voto: cosa scatta nella mente di un adolescente?

Uccide i genitori per un brutto voto: cosa scatta nella mente di un adolescente?
Un contrasto dovuto ai brutti voti presi a scuola. Sembrerebbe questo il movente che ha spinto un sedicenne di Pontelangorino, in provincia di Ferrara, ad incaricare un suo amico 17enne di uccidere i propri genitori. Salvatore Vincelli, 60 anni e Nunzia Di Gianni, 45, sono stati uccisi l’altra notte nella loro camera da letto a colpi d’ascia: tre per lui e sei per lei. La loro ‘colpa’, pretendere che il figlio andasse bene a scuola, che studiasse per ottenere buoni voti. Ma questo desiderio, che tutti i genitori giustamente hanno, ha portato il giovane ad un gesto così estremo quanto assurdo. Ma cosa spinge un figlio ad uccidere o far uccidere i propri genitori? Che tipo di meccanismo scatta nella testa? Skuola.net lo ha chiesto a Maura Manca, psicoterapeuta e direttrice della comunità AdoleScienza.it

Un vissuto conflittuale. Quando si verificano questi delitti, bisogna sempre considerare il contesto in cui avvengono e le dinamiche all’interno di questo. Non sono cose che accadono all'improvviso. Come specifica la psicoterapeuta Maura Manca: “Non è un impeto di rabbia ma una condizione maturata nel corso degli anni. C’è una premeditazione e un vissuto molto conflittuale all’interno di un ragazzo di 16 anni, tanto che arriva vedere i propri genitori come un problema e quindi a eliminarli”. Alla base quindi, una conflittualità maturata nel tempo e mai appianata.

I genitori diventano nemici. Durante l’adolescenza è certamente normale il verificarsi di contrasti tra genitori e figli, in tanti si sentono ‘soffocati’, è tipico di questa fase. “Se si arriva ad uccidere un genitore significa, però, che si è persa una valutazione oggettiva di quella che è la situazione. Per cui l'adolescente identifica quella come unica soluzione, ma in questo caso – continua Mara Manca - si tratta di una personalità già di per sé problematica. Non è certamente una litigata con i genitori o un problema legato alla scuola a portare ad un gesto del genere. Ci saranno stati dei segnali e delle condizioni che sicuramente non sono state colte, ma c’erano”.

La scuola come motivo di maggiore conflittualità. “La scuola è la condizione di maggiore conflittualità con i figli. Questo genera, in una personalità già labile, che subisce i genitori e che cova odio, una fase che fa dire ‘basta’. Ha scompensato, ovvero non c’era più una valutazione oggettiva della realtà ma solo la propria ragione”. Un argomento, quello scolastico, che certamente può portare ad uno scontro tra genitore e figli, dovuto ad una diversa percezione della scuola e della sua importanza. Nel caso del giovane di Pontelangorino, l’ultima discussione era avvenuta lunedì mattina quando Salvatore e Nunzia, dopo aver parlato con il preside dell’Istituto frequentato dal loro figlio, avevano saputo che il giovane era sempre svogliato, non studiava e che stava rischiando di perdere l’anno scolastico. “E’ come se lui accusi di essere riconosciuto solo per il problema scolastico e non come persona. Questo genera conflitti e odio in una personalità già labile, è quindi una condizione psicopatologica di fondo”.

L’ascia dimostra l’odio. I due coniugi di Pontelangorino sono stati uccisi a colpi di ascia nella loro camera da letto. Nove colpi in tutto: 3 per lui e 6 per lei. E proprio l’ascia, secondo Maura Manca spiega meglio l’odio che il giovane provava verso i suoi genitori: “L’ascia dimostra violenza e odio, perché con un coltello c’è la possibilità di salvarsi in qualche modo, con l'ascia no. La premeditazione e l’odio si vedono anche da questo”.

Perché la scelta dell’amico. Durante l’interrogatorio, il 16enne ha dichiarato di aver promesso al suo amico di dargli dei soldi in cambio di aiuto. Ma perché coinvolgere un'altra persona? “E’ come se ci fosse una sorta di ‘divisione’ delle responsabilità, una sorta di "anche tu sei con me, anche tu lo fai assieme a me perché io da solo non ci riesco”." I due hanno un rapporto da tutti in paese definito simbiotico: sempre insieme nella piazzetta, al bar, a comprare il fumo, a bere una birretta, sul motorino. E anche in questo gesto, folle e incomprensibile, hanno deciso di stare assieme. Inutile il tentativo di inscenare una rapina, dopo dieci ore di interrogatorio hanno confessato.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Gennaio 2017, 18:17
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