Terremoto, Amatrice: crollato lo storico hotel Roma

Terremoto, Amatrice: crollato lo storico hotel Roma

di Stefano Dascoli
Sembra di essere tornati alla mattina del 6 aprile 2009. Entrare nel centro di Amatrice significa rivivere pienamente il cataclisma che ha sconvolto L'Aquila. Il paese è diviso in due: la parte “nuova” ha retto, quella vecchia è praticamente sparita. Le macerie hanno invaso i vicoli, bloccandone alcuni. E' tutto un brulicare di persone che si affannano su ciò che resta delle case per cercare di carpire i vagiti, di tirar fuori le persone. “E' tutto finito, non c'è più nulla” racconta un anziano, stremato ai bordi della strada.

«Amatrice è distrutta, è crollato anche l'albergo Roma che ieri era pieno di turisti perché c'era festa ad Amatrice. Ballava tutto, si sono aperte le pareti, è crollato il pavimento. La mia vicina di casa siamo andati a riprenderla al piano di sotto» dice una ragazza in lacrime. I racconti sono tutti uguali. Il buio di una notte estiva nei luoghi che solo fino a qualche sera fa ospitavano la partecipatissima sagra. Il boato, l'apocalisse. La cosa che fa più impressione, come sempre in questi casi, è ascoltare le grida che arrivano dalle macerie.

«È stato un incubo. Ci siamo svegliati alle 3.35 con i mobili che crollavano e i muri che si muovevano di un metro. Siamo riusciti a uscire dalle case in fretta e furia, alcuni sono ancora in mutande qui in strada. Abbiamo acceso un fuoco in piazza e siamo andati a tirare fuori gli anziani dalle abitazioni. Sto provando a contattare mia madre a Nommisci, una frazione qui vicino, ma il telefonino non funziona» riesce a dire un uomo che si trova a Configno, frazione di Amatrice. «In paese due case sono crollate e la chiesa è gravemente lesionata - riferisce - Ancora non è venuto nessuno qui, abbiamo sentito un elicottero poco fa e ambulanze in lontananza». La zona in questo periodo è frequentata da tanti romani.

«Aspettiamo di poter rientrare in casa se possibile, a prendere giusto le cose necessarie, e torniamo a Roma oggi stesso. Qui - sottolinea - non si può più dormire».

Scenario identico ad Accumoli. Centocinquanta persone di norma, ottocento in questi giorni per le feste estive. «Ci sono delle famiglie che non sappiamo se sono vive o morte, bambini piccoli sotto i crolli. La parte dove abitiamo noi non esiste più», dice una donna che indossa una coperta per ripararsi dal freddo del mattino. In tanti piangono: «Ho nipoti e nuora sotto le macerie», è il flebile sibilo di un'anziana. Purtroppo si dovranno solo contare i morti. «Si sentivano voci da sotto le macerie che gridavano: "aiutateci, aiutateci". Mio padre e mia madre sono feriti, ma vivi» è la testimonianza di una giovane donna nella sala d'attesa del pronto soccorso dell'ospedale di Ascoli Piceno. «Ero a Pagliare e dopo la scossa mi sono precipitata a Pescara del Tronto dove vivono i miei. Alcuni amici ci hanno aiutato ad estrarli - racconta in lacrime -: mia madre ha un braccio rotto e una lesione alla testa per fortuna non grave. A Pescara del Tronto è un macello. Sono morte almeno tre persone, un bambino l'ho visto passare davanti a me portato a braccia dallo zio che chiedeva disperatamente aiuto. Tantissimi i crolli».




 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Agosto 2016, 16:54
© RIPRODUZIONE RISERVATA