Telemarketing troppo aggressivo, il Garante
della privacy: "Servono nuove regole"

Telemarketing troppo aggressivo, il Garante della privacy: "Servono nuove regole"

di Alessio Caprodossi
L'impennata del cybercrime, l'ingerenza dei colossi del web da una parte e dei governi nazionali dall'altra, la scarsa attenzione di imprese e privati nella protezione dei dati sensibili e l'escalation del telemarketing che si avvale di operatori telefonici davvero invadenti e troppo aggressivi. Sono i principali pericoli nella Relazione 2016 presentati ieri mattina dal Garante italiano della Privacy, Antonello Soro. 

Decisamente fastidioso il nodo irrisolto del telemarketing, invasione quotidiana insostenibile per molte famiglie segnalata da tremila utenti nei primi mesi del 2016. «Servono misure di tutela più efficaci per difendere i cittadini, come un Registro delle Opposizioni col quale le persone possono vietare alle aziende di telefonare ma nel quale siano iscritte tutte le utenze fisse e mobili, e non solo quelle presenti negli elenchi». Ma preoccupa soprattutto che «la criminalità informatica abbia assunto dimensioni inquietanti», è la stilettata rilasciata a proposito di un incremento del 30% registrato in Italia nel 2015.

Un problema molto grave, con un peso sull'economia globale «stimato in 500 miliardi di euro all'anno, poco sotto il volume d'affari del narcotraffico nella classifica dei guadagni illegali», che da noi colpisce in particolare le imprese, ancora inconsapevoli dei rischi e perciò incapaci di adottare soluzioni difensive efficaci contro gli attacchi. 

L'altro tema caldo è la diatriba tra diritto alla riservatezza e l'esigenza di sicurezza degli stati nazionali, con quest'ultima accentuata dalla minaccia terroristica. «Bisogna essere efficaci ma rispettosi dei diritti e delle libertà fondamentali, perché non tutte le limitazioni sono utili nella prevenzione del terrorismo», ha spiegato Soro.

Ma il Garante non ha risparmiato neppure le grandi aziende che dominano il web, ricordando come l'Italia sia stata la prima in Europa a contestare l'operato di Google, prima di tirare le orecchie a WhatsApp, colpevole di non aver collaborato con gli investigatori impegnati a Milano in un caso di terrorismo. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Giugno 2016, 09:20
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