Strage di Erba, l'album di famiglia di Rosa e Olindo: insieme da 35 anni

Strage di Erba, l'album di famiglia di Rosa e Olindo: insieme da 35 anni
Tutto dipende dalla decisione del tribunale di Brescia, chiamato dalla Cassazione a valutare se prendere o meno in considerazione nuovi elementi processuali come chiesto dai legali di Olindo e Rosa Bazzi. Il processo per la strage di Erba potrebbe essere tutto da rifare, con nuovi elementi e un testimone in meno (Mario Frigerio).

Era l'11 dicembre 2006 quando Raffaella Castagna, 30 anni, fu picchiata e uccisa in un rogo doloso, divampato nel suo appartamento della cittadina nel Comasco. A morire, insieme a lei, la mamma, la 60enne Paola Galli, il figlioletto Youssef, di due anni, e la 55enne Valeria Cherubini, una vicina di casa. Nell'appartamento a fuoco i primi soccorritori avevano trovato anche, gravemente ferito, Mario Frigerio, il marito di Valeria Cherubini. L'uomo fu sgozzato come le altre vittime, ma si salvò dalla morte per dissanguamento grazie ad una malformazione congenita della carotide e fu il testimone-chiave per l'accusa. In un primo momento i sospetti si erano concentrati su Azouz Marzouk, marito di Raffaella e padre di Youssef, che al momento della strage si trovava in Tunisia dai suoi familiari. Una volta accertato l'alibi dell'uomo, furono arrestati per il barbaro omicidio plurimo i coniugi Olindo e Rosa Bazzi, i vicini di casa di Raffaella.



I due coniugi, dopo un mese esatto, confessarono la strage. Tra i Bazzi e Raffaella Castagna non correva buon sangue: Olindo e Rosa erano infastiditi dall'invadenza e dalla rumorosità della famiglia della donna, soprattutto del piccolo Youssef. La goccia che fece traboccare il vaso fu quando il bimbo fece cadere, mesi prima della strage, lo stendino di Rosa, facendo sporcare i panni stesi. In quell'occasione i due coniugi uscirono e insultarono la donna, ma Olindo si spinse oltre e arrivò ad aggredirla fisicamente. Per questo motivo la donna decise di denunciare i due coniugi per ingiurie, minacce e lesioni: la strage avvenne due giorni prima della seconda udienza del processo.



Il 10 ottobre 2007 i due coniugi, dopo aver cambiato legali, avevano ritrattato e denunciato: «Eravamo stanchi e assillati dalle domande, ci hanno costretto a confessare e volevano metterci l'uno contro l'altra». Alla fine, in Cassazione, nel 2011 Olindo e Rosa furono condannati all'ergastolo. Tre anni dopo, addirittura, si concluse il processo relativo alla querela di Raffaella, presso il giudice di pace di Como, che vide i coniugi Bazzi condanati a pagare 1500 e 1200 euro alla famiglia della ragazza. Nei giorni scorsi, però, il nuovo colpo di scena: il processo può essere rivisto, dal momento che la Cassazione ha accolto il ricorso dei legali di Olindo e Rosa sulla base di sette nuovi indizi mai analizzati prima. Si tratterebbe, secondo quanto riportato da Giallo, di un capello ritrovato sulla felpa del piccolo Youssef, un accendino, un mazzo di chiavi, un giubbotto, un cellulare e una macchia di sangue.

Il papà di Raffaella non ci sta: «Ora vogliono uscire di galera e le stanno provando tutte, ma sono certo che gli assassini sono loro». Mario Frigerio, unico testimone della strage, non c'è più: è morto nel 2014. Eppure aveva sempre accusato i due coniugi: «Lo dirò finché campo: sono stati loro, non potrò mai dimenticare lo sguardo di Olindo». Va detto che, per alimentare le fiamme appiccate nell'appartamento, fu usato un accelerante che eliminò tutte le prove all'interno della casa. Olindo e Rosa furono condannati per la loro prima confessione, ritrattata dopo nove mesi, e per una minuscola macchia di sangue trovata nell'auto dell'uomo. La moglie lo difende a spada tratta e, durante la prima confessione, si era addossata tutte le colpe: «Ho ucciso io il bambino, non mio marito. L'ho subito sgozzato, non è vero che l'ho picchiato prima di ucciderlo». Ora i due si professano innocenti: «Odiavamo Raffaella e la sua famiglia, ma non li abbiamo uccisi noi».



Mentre Giallo pubblica in esclusiva diverse foto di famiglia di Olindo e Rosa, a sorpresa Azouz Marzouk, che nel frattempo ha sposato un'altra donna italiana e ora vive in Tunisia, lancia un appello ai giudici bresciani che dovranno valutare se riaprire il processo: «Giusto rifare tutto, è troppo comodo indagare su Olindo e Rosa. I fratelli di Raffaella potrebbero aver compiuto la strage per l'eredità».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Aprile 2017, 14:58
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