Fulvio, poliziotto, morto sul treno. Un'amica:
"Abbiamo sentito le grida della moglie"

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A perdere la vita nel terribile incidente ferroviario fra Corato e Ruvo di Puglia, è stato anche un funzionario di polizia, il 53enne Fulvio Schinzari. Schinzari era stato commissario, fra gli incarichi ricoperti, a Canosa di Puglia e Trani.  Il corpo dell'uomo è stato riconosciuto da un collega poliziotto che stava lavorando ai soccorsi e che l'ha riconosciuto.




«L'ho scoperto per caso - racconta Magda Merafina, consigliere comunale di Andria, ex assessore e amica di Schinzari - ho chiamato una mia amica per sapere se voleva accompagnarmi fuori Andria, e lei mi ha risposto che era in ospedale insieme alla moglie di Fulvio. Proprio in quel momento, abbiamo sentito un grido, e abbiamo capito che era successo il peggio». Un momento drammatico, che Magda racconta con la voce che trema dall'emozione.
 
 


«Fulvio con quel treno ci andava tutti i giorni al lavoro - spiega - Insieme a lui c'erano tante altre persone, di cui ancora non si sa nulla. Molti parenti stanno cercando di avere informazioni, spesso senza successo. Tanti passeggeri risultano irraggiungibili, anche dopo parecchie ore. La situazione è molto confusa. L'ospedale di Andria è un campo di battaglia, tra familiari disperati, medici e infermieri che sono accorsi e parecchie persone che si sono precipitate per donare il sangue. Segno che il nostro paese avrà pure tanti limiti, ma la solidarietà esiste».

«Era un poliziotto anomalo e molti ad Andria neanche lo sapevamo che mestiere facesse. Era un amante dell'arte a tutto tondo». Mirella Caldarone è un'amica di Fulvio Schinzari, il poliziotto morto nello schianto di due treni tra Andria e Corato. Lo conosceva da una vita ma da pochi anni aveva ripreso a frequentarlo e l'arte li aveva riavvicinati. «Fulvio era un grande lettore, gli piacevano soprattutto gli autori di impegno civile ma amava molto anche la musica - racconta Mirella, che è la presidente di un'associazione socio-culturale di Andria, 'Fucina domesticà - Suonava la chitarra, componeva. Ad Andria spesso faceva spettacoli tra musica e parole». Anche per leggere e trovare idee nuove, aveva scelto di andare a lavoro in treno. «Sì, diceva che in treno poteva leggere...stava tranquillo così», conclude l'amica.

«Quel rumore, non lo dimenticherò mai. E poi il buio, i lamenti. Le grida, tante grida. Riesco ad alzarmi, comincio a camminare, mi accorgo che sotto di me ci sono dei cadaveri. Li pesto, vado avanti. Cerco Matteo, mio marito. Urlo il suo nome, ma lui non mi sente. Poi riesco a trovarlo: è incastrato nelle lamiere. Scavo con le mani, cerco di togliergli di dosso quei pezzi di ferro. Alla fine ci riesco, non so neanche io come, e attraverso un buco del treno lo porto fuori. Restiamo lì, abbracciati. Poi qualcuno ci separa e ci porta in ospedale. L'ho rivisto ora». Giuseppina Rutigliani accarezza la mano di Matteo Mascoli: stanno insieme da 40 anni e questa mattina stavano andando a Corato all'istituto dove è ricoverato il loro figlio disabile. Dovevano pagare la retta. Ora invece sono ricoverati all'ospedale Bonomo di Andria, assieme ad altri 26 sopravvissuti dello 'Scontrò.

Loro ce l'hanno fatta, possono raccontare l'incubo che hanno vissuto e l'orrore che si porteranno dentro per sempre, dopo aver visto certe immagini. Ad esempio quelle che descrive con le lacrime agli occhi Enza, l'operatrice del 118 di Corato. «Quando siamo arrivati c'erano pezzi di corpi ovunque. Ad un certo punto abbiamo visto una donna che era come rannicchiata su se stessa, con le braccia incrociate sul petto. Ci siamo avvicinati e abbiamo capito: tra le braccia stringeva la sua bambina, ha cercato di proteggerla in tutti i modi. Enza non riesce ad andare oltre, dice solo: »le lamiere, le lamiere l'hanno dilaniate«. Al Bonomo i sopravvissuti li riconosci dallo sguardo perso nel vuoto. Dalla labbra che ancora tremano per la paura. Monica Gigantiello sta andando a fare una tac, ha 24 anni. »Ero seduta di spalle, ho sentito soltanto un boato invadere tutto il vagone e poi mi sono ritrovata a terra. Tra noi c'era un signore che lavorava per il 118 e ci ha salvato, è riuscito a farci uscire«. Cosa hai visto Monica? »Non voglio ricordare, ma non riesco a mandare via tutte le urla«.

Sabino, invece, ricorda. Lui è il figlio del vecchio primario del pronto soccorso dell'ospedale di Andria. »Mai avrei pensato di essere testimone di quello che papà mi ha raccontato tante volte, mai avrei creduto di poter vedere così tanto orrore«.
E invece non è andata così. »Per miracolo, sono vivo per miracolo. Non mi ricordo nulla, sono vivo per miracolo« butta fuori con un filo di voce Michele, 35 anni. A lui gli è andata bene, solo qualche ferita lieve. Si aggira per il pronto soccorso come uno zombie, qualcono che è tornato da laggiù. Ognuno di quelli che ce l'ha fatta, dicono i medici, è sotto choc. Continuano a ripetere di aver visto decine di cadaveri, di sentire ancora le urla della gente attorno a loro. Oppure stanno in silenzio. Samuele ha 6 anni, è in un lettino del reparto pediatria con una serie di schegge di vetro nel corpo. »Gliele stanno ancora togliendo« dicono i medici che cercano in tutti i modi di proteggere questo cucciolo: era sul treno con la nonna, con cui era in vacanza in Puglia. Tornavano da una gita a Bari. Ora è solo nella stanza: della nonna non c'è più traccia e i genitori devono ancora arrivare da Milano. L'unica speranza è che non abbia visto troppo. E chissà cosa ha visto, cosa ha pensato, Giuseppe Acquaviva. Chissà se ha fato in tempo a pronunciare qualche parola. Perché la sua morte è pura follia, un maledetto sbaglio. Giuseppe faceva il contadino, era nel suo campo questa mattina. Stava raccogliendo il frutto del suo lavoro. Poi è arrivato lo schianto, le lamiere che si contorcono, i finestrini che esplodono, i pezzi di ferro lanciati a velocità folle in tutte le direzioni. Uno di questi lo colpisce in piena testa. È un attimo. »Non aveva alcun segno sul corpo - raccontano i medici del Bonomo - solo un buco impressionante in testa. Non c'era nulla da fare«. Tranne che inserire il nome di Giuseppe nella lista dei morti del treno. 




 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Luglio 2016, 09:50
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